Ci sono artisti, anche molto influenti, e poi ci sono le leggende. Alice Cooper fa senza dubbio parte della seconda categoria. Pochissimi altri personaggi hanno segnato in maniera così profonda l’immaginario rock n roll mondiale, influenzando decine di gruppi. Troppi, per elencarli tutti. In occasione del suo ritorno in Italia, ho avuto la fortuna di scambiare qualche parola con lui…
Ciao Alice, il tuo è ormai diventato una sorta di Neverending Tour. Hai intenzione di imitare Bob Dylan?
Oh no, non scherziamo con i paragoni! La cosa è molto più semplice: questo è ciò che vuole la gente e a me piace assecondare i miei fan. In questo aspetto sono simile ai gruppi dei miei coetanei che hanno superato i sessanta: Rolling Stones, Kiss, Aerosmith e tutti quelli che ci puoi inserire. Anche Bob Dylan alla fine (ride ndr). D’altra parte, non riuscirei a stare a casa a guardare la TV..
Comunque mi sembra che il tour stia andando alla grande…
E’ fantastico, facciamo sold out quasi ovunque, mi sembra incredibile. In più lo show è qualcosa che i miei fan non hanno mai visto, curato in ogni dettaglio in modo quasi maniacale oserei dire (ride ndr). Ci sono talmente tanti dettagli, che sarà difficile per i fan notarli tutti!
Beh quelli che si perderanno, si potranno recuperare sul live “Theatre Of Death” registrato all’ Hammersmith Odeon. Credo si possa definire la “Bibbia di Alice Cooper”, vista la sua completezza. Sei d’accordo?
Assolutamente sì, credo che i vecchi fan godranno tantissimo nel vedere questo dvd e che chi ancora non mi conosce, o mi conosce poco, possa davvero trovarsi tra le mani un combo audio video molto esaustivo. Senza dimenticare quel marchio di garanzia assoluta che è Bob Ezrin: ha prodotto i miei più grandi album ed alcuni di quelli più grandi della storia della musica (come “The Wall” dei Pink Floyd ndr..).
Direi che si tratta di un lavoro molto “classico”, in linea con le tue ultime produzioni. Dall’uscita di “The Eyes Of Alice Cooper” si è percepita la tua voglia di tornare un po’ alle origini e l’ultimo tour non fa che confermare la tendenza.
Ho passato i primi anni del nuovo millennio a percorrere strade differenti, che non rinnego affatto. Chi conosce la mia carriera sa che ho giocato molto con la mia immagine e ho fatto diversi esperimenti, con esiti alterni. Poi, in modo molto naturale, ho ricominciato a scrivere canzoni di questo tipo e ora non voglio più smettere!!
A tal proposito, stando ai rumors stai scrivendo qualcosa di molto classico…
Direi “più che classico”: sto registrando il seguito di “Welcome To My Nightmare”! E la cosa stupefacente è che lo sto facendo con la stessa band di allora e lo stesso produttore, proprio Bob Ezrin. Ho già scritto moltissime canzoni e ora siamo in fase di scrematura. E’ stato incredibile ritrovarsi dopo così tanto tempo e scoprire quanto la magia sia ancora intatta. Non sarà un’operazione nostalgica, sono davvero molto carico.
Poche sera fa hai condotto i “Classic Rock Awards”. Come ti senti ad essere acclamato come una leggenda vivente?
Ma hai visto chi partecipava e chi è stato premiato? Direi che quelle erano delle leggende viventi, io ero solo il presentatore! Comunque è stato stupendo trovarsi nello stesso luogo insieme a così tanti amici. Sembravamo una grande famiglia, il clima era davvero fantastico e la cosa pazzesca è che ogni anno è così. Mi ha fatto davvero piacere premiare artisti che adoro come Ronnie Wood o ritrovare Jimmy Page dopo tanto tempo. Credo ci siano poche premiazioni al mondo così amate in prima persona dai musicisti.
La mancanza di Ronnie James Dio aleggiava sulla serata e la premiazione di Tony Iommi non ha fatto altro che rimarcare la sua assenza.
Io e Ronnie eravamo grandi amici e perderlo è stato terribile. Andai a trovarlo una settimana prima che ci lasciasse e lo trovai bene, ma fu un’illusione. Non manca solo a tutto il mondo della musica, chi l’ha amato personalmente non è più lo stesso oggi. Ammiro Wendy e la sua forza nell’andare avanti senza di lui.
Sei notoriamente un grande fan di film horror. Qualche tempo fa all’aeroporto di Heatrow hai smarrito gran parte della tua collezione. L’hai poi ritrovata?
Sì, fortunatamente! E’ stato un momento terribile, non sai quanto sono legato a quei film!! E già che parlo con un italiano ti dico che Dario Argento è una delle persone che mi ha più terrorizzato in vita mia. Se penso a “Suspiria” mi vengono ancora i brividi. O “Inferno”, che film. Lo adoro perché ha fatto gialli incredibili e quando si è cimentato con l’horror è stato sugli stessi livelli.
Quando ti rivedremo in un film horror? I tuoi fan fremono!
Molto presto! Ho girato lo scorso anno un nuovo film, si intitola “Suck” e, come puoi capire dal titolo, si tratta di una commedia horror. Io sono un vampiro e la storia parla di una rock band i cui componenti finiranno per passare tutti dalla mia parte (ride ndr). Non sono l’unico musicista del film: mi fanno compagnia anche Iggy Pop e Henry Rollins ed è stato davvero divertentissimo girarlo, soprattutto perché era da un po’ di tempo che non mi trovavo a fare film.
Il prossimo mese Frank Zappa avrebbe compiuto settant’anni. Se avessi a disposizione una sola parola per descriverlo, quale useresti?
Se tu facessi la stessa a domanda a chiunque, da Paul McCartney a Jimmy Page, passando per chi vuoi, l’unica parola che ti diranno è “genio”. Puro e semplice genio. E il bello è che te l’avrebbero detto anche quarant’anni fa, non solo ora col senno di poi. Uno degli artisti più stimato dai suoi colleghi che abbia mai conosciuto, anche se non ha mai ottenuto tutto ciò che meritava. Sono in stretti legami con la sua famiglia e se fosse vivo sarebbe ancora molto più avanti di tutti noi, non ho dubbi.
Quanto ti ha influenzato nel tuo percorso artistico?
Negli album prodotti da lui si sente tantissimo la sua influenza, in quelli successivi ha influito soprattutto a livello mentale: mi ha fatto capire che l’unico modo per essere felici del proprio lavoro era sentirsi liberi. Un insegnamento che non ho mai scordato.
La prossima settimana sarai nuovamente in Italia. Hai qualche sorpresa per i tuoi fan? Magari sarà l’occasione per rivedere il tuo amico Stef Burns!
Magari venisse a vedermi, sarei felicissimo. Credo sia uno dei due/tre chitarristi migliori con cui abbia mai avuto la fortuna di lavorare. Ed era così giovane quando suonavamo insieme, chissà cosa avrebbe potuto regalarmi (ride). Inoltre è una persona stupenda, quando torna in America e anche io mi trovo nei paraggi ci incontriamo sempre. Per le sorprese…Ce ne saranno di certo, ma che sorprese sarebbero se te le dicessi?
Una domanda politica. Pensi che il sogno di Obama sia finito?
Le elezioni non sono andate per niente bene, ma non drammatizzerei. Obama ha delle grandi idee, più grandi degli ultimi predecessori, ma gli americani sono restii ai grandi cambiamenti, ci mettono un po’ a capirne la bontà. Tutti credono di essere in grado di poter ricoprire quel ruolo, un po’ come di allenare squadre sportive, ma nessuno può capire quante pressioni ci siano dietro. Io per primo. Comunque mi auguro che lo lascino lavorare per il bene degli Stati Uniti.