Il rapporto tra Ronnie James Dio e i Black Sabbath, come noto, iniziò con l’addio di Ozzy Osbourne e, nonostante diverse incomprensioni e reciproche accuse durate decenni, si concluse solo con la morte del cantante americano. Quando, alla fine degli anni settanta, Ronnie lasciò Richie Blackmore, prima ancora che i suoi Rainbow, il suo status non era certo lo stesso di pochi anni prima: ormai era una star, conosciuta da tutti e più consapevole delle proprie capacità di songwriter. L’incontro con la sua futura band avvenne, ironia della sorte, al Rainbow di Los Angeles, una sera in cui Ozzy non si era presentato alle prove: “Mi fecero sentire alcune cose in sala di registrazione, io mi appartai un attimo e tornai con il testo di ‘Children Of The Sea’. Iommi disse subito che non avrebbe voluto nessun altro al suo fianco”. Nonostante la spavalderia, Dio non era ancora totalmente sicuro di sé e il timore di non riuscire a reggere la pressione di un salto così alto lo spaventava non poco. Geezer Butler, la persona che rimarrà sempre più vicina a Dio fino alla tragica scomparsa, ha ancora oggi le idee molto chiare a riguardo: “ Aiutammo molto Ronnie a prendere atto della sua grandezza. Nonostante le dichiarazioni di facciata, agli inizi era molto nervoso ed insicuro e temeva di non essere in grado di seguire i passi di Ozzy. In realtà Ronnie era già eccezionale”. Dio non ci mise molto a prendere piena coscienza delle proprie forze, tanto che presto non solo si rese conto di essere importante tanto quanto Iommi, da sempre considerato il leader della band, ma di non essere nemmeno inferiore al suo predecessore: “Il mio arrivo li fece accettare come artisti musicalmente molto validi, non come un ammasso di schifezze da criticare selvaggiamente. Con Ozzy erano un gruppo divertente, con me diventarono un gruppo serio. Non potevo suonare in un gruppo che il pubblico andava a vedere per divertirsi, c’era la necessità di superare il basso livello a cui avevano sempre suonato”. Il successo di ‘Heaven And Hell’ confermò in un certo senso le sue parole, anche se i noti problemi di ego ci misero pochissimo ad affiorare: la realizzazione di ‘Mob Rules’ non fu così semplice come il debutto e la rivalità tra le due prime donne della band non tardò a giungere. Carica di tensione anche per l’abbandono di Bill Ward, ormai incapace di reggere i propri vizi, la band pubblicò l’album e partì per un tour che ne acuì le tensioni. Che puntualmente esplosero al momento di realizzare un disco dal vivo. “La prima rottura avvenne in sala di registrazione. Il tecnico del suono era continuamente ubriaco e iniziò a dire a Geezer e Tony che io e Vinnie stavamo mettendo mano ai missaggi alle loro spalle. Così io mi convinsi che Tony avesse registrato in studio tutte le sue parti, ma erano solamente pretesti: eravamo solo arrivati troppo in alto”. Quando nel 1991 iniziarono a circolare voci di una possibile reunion, la voglia di rivedere insieme una band che aveva espresso la metà del proprio potenziale salì alle stelle. Dio non veniva dal suo momento migliore e il tempo aveva mitigato di molto quei giorni, quindi non ci mise molto a dire di sì alla mano tesa di Iommi. “Prima non ci parlavamo più, dieci anni fa non eravamo in grado di gestire una situazione simile, avevamo un orgoglio troppo forte. In fondo anche allora sarebbe stato semplicissimo fermarsi, sedersi ad un tavolo e tornare a comunicare tra di noi, ma nessuno ha mai preso quest’iniziativa” – dichiarò il chitarrista. I critici parlarono di scelta di comodo, visti i risultati di vendita degli ultimi lavori tanto dei Black Sabbath che del cantante, che però non era assolutamente di quell’idea: “A un certo punto mi chiesi cosa non andasse ai tempi e non riuscii a darmi una risposta convincente. Io stavo bene nei Black Sabbath! Al diavolo i litigi da primedonne”. L’idillio, in ogni caso durò davvero poco: nonostante alcuni testi davvero notevoli, l’album si rivelò spento e venne accolto tiepidamente da pubblico e critica. Non fu però questo a rovinare la ritrovata amicizia, ma bensì la scelta di Iommi e Butler di aprire alcuni degli show del tour d’addio che Ozzy stava portando in giro per il mondo. Pur trattandosi di un evento isolato, Dio prese la cosa come il peggiore dei tradimenti: “Stavamo cercando di riportare in alto il nome Black Sabbath e cosa mi sento dire? Che avremmo dovuto aprire per Ozzy! Come se non avessi saputo che alla fine mi sarei ritrovato spettatore della loro reunion”. Forse anche per un filo di scaramanzia, l’ultimo capitolo dell’avventura, quello che, vista la maturità dei musicisti, sembrava davvero poter durare a lungo, prese il nome di ‘Heaven And Hell’. Meglio provare con un nuovo moniker, che confondere i fan e forse, anche se stessi. Gli scettici parlarono ancora una volta di operazione di marketing, ma fu evidente a tutti che questa volta non fosse la stessa vecchia storia. Arrivò persino un dignitosissimo album, oltre a due entusiasmanti tour mondiali, ma questa volta non fu uno stupido litigio a mettere fine ad una delle saghe più avvincenti della storia del rock.
La Saga Di Dio E Black Sabbath
22 Ottobre 2015
Articoli
Giornalista musicale con esperienza decennale, Luca Garrò scrive o ha scritto per alcune delle riviste musicali più note del nostro paese, da Rolling Stone a Jam, passando per Rockstar, Rocksound, Onstage e Classic Rock, oltre ad essere uno dei fondatori del magazine online Outune.net. Appassionato di classic rock fin dall'infanzia, ha scritto centinaia di articoli sugli argomenti più disparati, tre libri per Hoepli (Freddie Mercury, David Bowie e Jimmy Page & Robert Plant) e sta curando una biografia su Brian May per Tsunami. Per cinque anni è stato tra i curatori del Dizionario del Pop Rock Zanichelli.
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