Nonostante un titolo che sembra rubato ai Manowar di Joey DeMaio, il decimo album da studio della band scandinava non fa altro che confermare nuovamente, se davvero ce ne fosse ancora bisogno, quanto avremmo perso se Tempest e compagni non si fossero riuniti a metà del nuovo millennio. La band ha dichiarato che le nuove tracce sono nate sull’onda dei ricordi dei gruppi che ne avevano caratterizzato l’adolescenza, in primis Deep Purple, Led Zeppelin e Black Sabbath, soprattutto quelli con Ronnie James Dio, ci sentiamo di aggiungere noi. Mai parole furono meno di circostanza: bastano infatti i primi tre brani, in particolare la title track, per capire che la produzione di Dave Cobb (Rival Sons) era proprio la pedina mancante per la realizzazione di uno degli album più smaccatamente classic rock degli Europe. John Norum continua ad essere uno dei chitarristi più sottovalutati della storia (quanti danni hai fatto conto alla rovescia), mentre la voce di Tempest ogni anno guadagna qualcosa in termini di calore e negritudine: insieme si riconfermano una delle grandi coppie compositive del rock. Senza dimenticare che dal vivo continuano a dimostrare la metà dei loro anni. Super classici.
Europe – War Of Kings
19 Febbraio 2015
Dischi
Giornalista musicale con esperienza decennale, Luca Garrò scrive o ha scritto per alcune delle riviste musicali più note del nostro paese, da Rolling Stone a Jam, passando per Rockstar, Rocksound, Onstage e Classic Rock, oltre ad essere uno dei fondatori del magazine online Outune.net. Appassionato di classic rock fin dall'infanzia, ha scritto centinaia di articoli sugli argomenti più disparati, tre libri per Hoepli (Freddie Mercury, David Bowie e Jimmy Page & Robert Plant) e sta curando una biografia su Brian May per Tsunami. Per cinque anni è stato tra i curatori del Dizionario del Pop Rock Zanichelli.
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