Oggi il rap in Italia sta attraversando la sua età dell’oro. Sebbene molti siano gli artisti che si cimentino nell’arte della rima, sono pochi quelli riusciti a creare un mondo narrativo più attinente al racconto che alla trap. Uno di questi artisti è senza dubbio Murubutu. Il prof-rapper emiliano ha dimostrato negli anni di padroneggiare perfettamente il nostro idioma e cesellare attraverso le parole esempi musicali simili a un audiolibro. Alla luce di ciò Infernum rappresenta oggi l’intento perfettamente riuscito di portare il linguaggio del rap al livello successivo. Murubutu e il fidato sodale Claver Gold (già visti insieme ne Le Notti Bianche e La Rana e Lo Scorpione) si confrontano dunque con l’opera che rappresenta l’Everest della cultura letteraria italiana: l’Inferno di Dante Alighieri.
La peculiarità del disco è quella di raccontare attraverso nove tracce (Selva Oscura e Chiaro mondo sono intro e outro) alcuni dei personaggi chiave della cantica dantesca trasportati in un contesto attuale. Il tutto senza tralasciare mai in alcun modo tutti i richiami e le descrizioni usati da Alighieri nel dipingere la sua Commedia. Siamo di fronte quindi a un duplice sforzo lirico di immani proporzioni. Antiferno prepara l’ascoltatore al viaggio, il brano vede la partecipazione del cantante soul Davide Shorty la cui voce rende meno pesante l’atmosfera generale. Il celebre traghettatore delle anime perse Caronte allude con una doppia lettura alla dipendenza da eroina, mentre a Minosse è affidato il compito di giudicare i due rapper secondo il loro contrappasso. L’esempio più radiofonico di Infernum è sicuramente il singolo Paolo e Francesca che racconta la vicenda dei due sfortunati amanti: qui il ritornello melodico è affidato a Giuliano Palma. Scorrendo nell’ascolto si arriva a un nuovo peccato: il suicidio. I versi della splendida Pier, allusione qui a Pier Della Vigna, raccontano di un ragazzino vittima del bullismo. C’è poi l’accusa al rap modaiolo capace di sfruttare temi privi di contenuti sinceri nel finale di Malebranche dove vengono descritti i demoni che tengono nella pece bollente i dannati dell’ottava bolgia. Splendidi episodi sono le successive Ulisse e Taide che sembrano estratte direttamente da un album di Murubutu. La prima racconta il “folle volo” dell’eroe omerico che si spinse oltre le colonne d’Ercole condannandosi per questo alla dannazione eterna e la seconda dipinge i tratti di una prostituta in cerca di un amore negato. Lucifero penultima traccia di Infernum è invece la descrizione dell’angelo caduto attinente ai tratti danteschi ma con un cuore tutto umano. Ottimo anche il lavoro svolto in fase di produzione dai vari dj e producer coinvolti nel progetto che riescono di fatto a creare una perfetta sinergia tra musica e parole.
A conti fatti quello che più affascina di Infernum è mostrare le capacità di fatto infinite del rap quando non si accontenta di raccontare i soliti cliché. La sfida lanciata qui da Murubutu e Claver Gold è di quelle che farà scuola e con cui oggi, d’ora in poi, tutti dovranno confrontarsi.