Se fino a pochi mesi fa Campovolo faceva rima con Ligabue, da oggi, invece, complice il massiccio investimento economico effettuato dall’organizzazione di FestaReggio, questo luogo punta a diventare uno dei centri nevralgici della musica per il centro nord. Un cartellone ricchissimo, che vedrà sbarcare presto in Emilia gente come Eric Burdon e i suoi Animals, Vinicio Capossela e Alborosie, ha permesso al pubblico italiano di rivedere dal vivo una delle band più amate del nuovo millennio: i Wolfmother di Andrew Stockdale. C’è poco da fare: nonostante la sua pessima fama di padre padrone burbero e introverso, è davvero difficile non volere bene a uno come Stockdale. Interviste saltate di continuo, album rimandati di anni, musicisti cacciati in malo modo: fino ad oggi nulla è mancato nella sua carriera, che tuttavia è riuscita a sopravvivere alle sue stesse follie e a superare indenne i dieci anni di carriera. Gli si vuole così bene proprio perché, insieme ad un revival rock che è ancora una delle cose migliori che si possano trovare sulla piazza, Stockdale ha riportato in questo circo un po’ di sana attitudine rock ‘n’ roll, a metà tra l’odioso e l’assolutamente esaltante, in grado di essere il classico valore aggiungo ad una manciata di pezzi ormai diventati dei classici (per lo meno del nuovo millennio). Per altro, il suo ritorno in Italia a pochi mesi dall’ultima venuta ha confermato quello che chiunque ami questo genere ha ben chiaro fin dai tempi del loro primo concerto allo storico Rolling Stone di Milano di dieci anni fa: pochissime band di nuova generazione possiedono la capacità compositiva del nostro, che unisce un talento incredibile nel creare melodie accattivanti ad un amore viscerale per tutto quello che è stato inciso tra il ’67 e l’arrivo del punk (con la doverosa aggiunta dei Guns ‘N’ Roses di dieci anni dopo). Non solo: il tour mondiale in corso sta anche ricordando a tutti che con Victoriuos i Wolfmother sono tornati a fare maledettamente bene ciò che un bizzarro album solista dello stesso Stockdale e un terzo disco fallimentare avevano rischiato di far naufragare per sempre. Inutile soffermarsi sui cambi di line up continui: la formazione non è mai stata la stessa per due album consecutivi, senza che nessun fan reclamasse il ritorno di un solo membro della band. Segno che anche gli estimatori più accaniti hanno compreso perfettamente che questo gruppo si regga esclusivamente sulle intuizioni e sulla genialità del proprio leader: quando la sua vena gira per il verso giusto, allora tutto va come deve andare. E tutto è andato davvero alla perfezione a Campovolo, in una serata che dà lustro ad un mese d’agosto un tempo davvero povero di eventi live di rilievo. L’atmosfera che si respira, infatti, è quella dei grandi eventi e la sensazione è davvero che la kermesse possa diventare un punto di riferimento costante per gli amanti della buona musica. Alla band, in ogni caso, piace vincere facile: iniziare il concerto con una serie di hit a metà tra psichedelia e hard rock come Dimension, New Moon Rising e Woman è una scelta tanto paracula quanto vincente che indirizza la serata verso l’inevitabile trionfo. Non può mancare un sentito pensiero rivolto alle vittime del terribile terremoto che ha colpito il centro Italia nei giorni scorsi: la versione di White Unicorn che ne segue è di quelle che non si dimenticano facilmente. Alla fine della serata viene da pensare che forse non è un caso che un altro celebre folle del rock, Axl Rose, abbia scelto proprio i Wolfmother per aprire alcune delle date del tour di reunion dei Guns…
I Wolfmother Hanno Pochi Rivali Al Mondo
26 Agosto 2016
Concerti
Giornalista musicale con esperienza decennale, Luca Garrò scrive o ha scritto per alcune delle riviste musicali più note del nostro paese, da Rolling Stone a Jam, passando per Rockstar, Rocksound, Onstage e Classic Rock, oltre ad essere uno dei fondatori del magazine online Outune.net. Appassionato di classic rock fin dall'infanzia, ha scritto centinaia di articoli sugli argomenti più disparati, tre libri per Hoepli (Freddie Mercury, David Bowie e Jimmy Page & Robert Plant) e sta curando una biografia su Brian May per Tsunami. Per cinque anni è stato tra i curatori del Dizionario del Pop Rock Zanichelli.
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