Non è mai facile recensire album postumi, visto il mix di sentimenti che in genere accompagna prodotti legati ad artisti scomparsi da pochissimo tempo. Se poi la band in questione, i Motörhead, è una di quelle che ha fatto della coerenza e dell’attitudine i capisaldi di una carriera, beh, le cose si fanno ancora più complicate. Clean Your Clock esce come massimo tributo dei due ex compagni all’ultima vera rockstar globale, in grado come solo mostri sacri di generi molto più accessibili di arrivare al cuore di tutti. Sarebbe infatti completamente fuori luogo definire Lemmy un simbolo della musica pesante, del metal magari, cosa che già lo faceva incazzare come una bestia in vita, figuriamoci ora che con i suoi super poteri da puro spirito potrebbe polverizzare palazzi, se solo lo volesse. Messe da parte le cazzate, veniamo al dunque: questo è l’ultimo concerto in assoluto tenuto dai Motörhead in quarant’anni di carriera, quindi qualcosa che andava inciso nella storia. Dal punto di vista musicale, come immaginabile, pochissime sorprese: band rodatissima e carica a mille, come successo ogni cazzo di sera dalla metà degli anni settanta. I classici, nemmeno a dirlo, sono tutti presenti. L’unica cosa che davvero rende il prodotto difficile da ascoltare resta la consapevolezza che, una volta staccato il cavo, Lemmy non sarebbe mai più salito su un palco. Quel pensiero condiziona inevitabilmente l’ascolto, facendo sentire tutta la sofferenza di un uomo ormai prossimo alla fine che si sforzava di far finta che nulla potesse scalfirlo. Mette un po’ di tristezza pensare che, probabilmente, anche lui fosse consapevole che quello che stava portando a termine fosse l’ultimo capitolo della storia della sua band. Perché, è anche inutile ribadirlo, i Motörhead sono stati e saranno sempre la band di Lemmy Kilmister. Till The End.
Motörhead – Clean Your Clock
1 Luglio 2016
Dischi
Giornalista musicale con esperienza decennale, Luca Garrò scrive o ha scritto per alcune delle riviste musicali più note del nostro paese, da Rolling Stone a Jam, passando per Rockstar, Rocksound, Onstage e Classic Rock, oltre ad essere uno dei fondatori del magazine online Outune.net. Appassionato di classic rock fin dall'infanzia, ha scritto centinaia di articoli sugli argomenti più disparati, tre libri per Hoepli (Freddie Mercury, David Bowie e Jimmy Page & Robert Plant) e sta curando una biografia su Brian May per Tsunami. Per cinque anni è stato tra i curatori del Dizionario del Pop Rock Zanichelli.
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