Le Perle Di Janis Joplin

‘Pearl’, album cui la Joplin stava lavorando prima della tragica scomparsa e pubblicato postumo tre mesi dopo, ha appena compiuto quarantacinque anni. La storia della sua gestazione, ormai, è nota ai più. Siamo nel settembre del ’70 e Janis è allo stesso tempo nel pieno della propria maturità artistica e alla fine della parabola discendente negli abissi dell’eroina, che ne aveva minato tremendamente il fisico e, in parte, lo spirito. Ad aiutarla in quello che sarebbe diventato il suo capolavoro c’è Paul A. Rothchild, uno che di tossici se ne intendeva e forse l’unico in grado di lavorare in condizioni precarie e tirarne fuori il meglio. Le session di ‘Pearl’, da cui qualche anno fa vennero tratte le splendide tracce di una di quelle ristampe per cui vale la pena spendere soldi, coincisero anche con la morte del primo grande eroe del decennio precedente, Jimi Hendrix: l’evento suonò come un tragico presagio e forse accelerò anche l’imminente fine della stessa cantante, molto legata al chitarrista di Seattle e, come detto, ormai da anni alle prese con dipendenze di vario genere. Ancora oggi, la sensazione straniante che traspare dall’ascolto delle registrazioni è proprio quella di un’apparente spensieratezza, che stride però con l’inferno di un momento storico che per molti coincise con la fine dei sogni dei figli dei fiori. Consigliare una ristampa non è mai facile: troppe volte i prodotti non valgono l’album originale e le bonus non sono che scarti o inutili demo utilizzati per raddoppiare i prezzi di dischi ormai mid price. Nel caso delle Pearl Sessions, però, il discorso è ben diverso: oltre al disco in studio, uno dei classici assoluti dei seventies, sentire i file audio in cui Janis scherza con Rothchild e la band, capire come siano stati costruiti, cambiati e rimessi insieme alcuni dei brani più intensi della storia della musica e ad una qualità così alta è davvero qualcosa di incredibile. Ascoltare l’alternate version di ‘Cry Baby’ per credere. Piccola curiosità: la morte di Janis nel pieno delle session sarà una delle cause della crisi che, pochi mesi dopo, porterà Rothchild ad abbandonare la produzione di ‘L.A. Woman’ dei Doors. Il timore di veder morire anche Morrison si rivelò un deterrente troppo difficile da superare per il quinto Doors, la cui decisione portò comunque alla creazione di uno dei loro massimi capolavori. Ma non evitò che i timori di Rothchild si trasformassero in una triste realtà: sei mesi dopo l’uscita di ‘Pearl’, Jim Morrison venne trovato cadavere nella propria abitazione di Parigi.