Il 13 luglio ’85, a cinque anni dall’annuncio dello scioglimento, al JFK Stadium Page, Plant e Jones si riunirono per la prima di una sporadica serie di esibizioni a nome Led Zeppelin. Dopo una serie infinita di telefonate, Bob Geldof era riuscito nel miracolo di rimettere insieme quella che chiunque sulla faccia della terra riteneva essere stata la più grande macchina da concerti della storia. Purtroppo, quello che avrebbe dovuto essere l’evento catalizzatore di tutto l’evento benefico si trasformò nella più grande disfatta della carriera dei tre musicisti. Sostituire Bonham fu il primo dei problemi, tamponato con la presenza di ben due batteristi: l’ottimo Tony Thompson e Phil Collins, che aveva collaborato di recente con Plant in studio e che garantiva quel tocco in più a livello mediatico che un evento del genere richiedeva. “Ero eccitato all’idea di rivederli insieme dopo tutto quello che era successo” – ricorda Collins – “Ma fu una tragedia. Robert non stava bene e Jimmy era totalmente fuori contesto. Scappava dappertutto. Non fu colpa mia, ma andò tutto male. Se avessi potuto fuggire l’avrei fatto ma a quel punto si sarebbe discusso solo di quello. Jimmy non era convinto della mia presenza nella line-up, ma pensavo che una volta sul palco le cose si sarebbero sistemate. Invece, qualcosa accadde tra la nostra prima conversazione e quel giorno in cui venne annunciata la reunion dei Led Zeppelin. Robert era felice di vedermi, Jimmy non lo era affatto”.
Il problema, in realtà non fu la presenza del batterista dei Genesis: la band aveva provato pochissimo e, dopo un’assenza così prolungata dai palchi, era inevitabile che i meccanismi non fossero oliati a sufficienza. Inoltre, Plant veniva da tre concerti consecutivi con la propria band, cosa che non aiutò per niente la sua voce. Il resto lo fecero gli strumenti scordati, un’amplificazione da festa delle medie e un Jimmy Page che sembrava totalmente su un altro pianeta, preda dei propri fantasmi e delle proprie dipendenze. Le esecuzioni di classici come ‘Rock N’ Roll’, ‘Whola Lotta Love’ e ‘Starway To Heaven’ furono così imbarazzanti che, vent’anni dopo, al momento della pubblicazione dell’intera kermesse in dvd, la band chiese a Geldof di non essere inserita nella tracklist definitiva. E dire che, sei mesi dopo quella terribile esibizione, i tre Zeppelin e Thompson si diressero a Bath per tentare di scrivere qualcosa insieme e capire se sussistessero i margini per una reunion. Così non avvenne, soprattutto per le reticenze di Plant, sempre più convinto che il suo futuro non dovesse più essere legato a ciò che l’aveva visto protagonista del decennio precedente. Tempo dopo, tuttavia, affiorò un particolare inquietante circa la mancata rimpatriata: l’auto con cui Thompson stava raggiungendo la destinazione segreta in cui avrebbero dovuto prendere vita quelle session sbandò improvvisamente, lasciandolo incolume per miracolo. Da sempre invischiato con l’occulto, Page prese l’incidente come un segno inequivocabile e, come Plant, si rassegnò a non vedere più volare lo Zeppelin. Ancora per qualche anno…