Zakk Wylde: Così Omaggio I Miei Idoli

Era davvero difficile immaginare che, a vent’anni di distanza dal primo Book Of Shadows, Zakk Wylde sarebbe riuscito nell’impresa di bissare uno dei capolavori della propria carriera. Invece, a sorpresa, il suo secondo album solista è un gioiello raro, che lo ripropone come uno dei migliori autori della propria generazione. Ne abbiamo parlato con lui appena prima dell’unica data italiana di supporto all’album.

Zakk, forse nemmeno tu ti saresti immaginato che Book Of Shadows II sarebbe stato accolto in questo modo. Forse i tuoi fan, talvolta, hanno bisogno di vedere anche il tuo lato meno violento…

Lo speravo, logicamente, ma non credevo davvero di ricevere così tante lodi per il mio secondo album solista. Sono rimasto davvero di sasso leggendo alcune delle recensioni del disco, anche perché erano anni che non leggevo cose di questo tipo riguardo alla mia musica (ride, ndr)! A parte gli scherzi, sapevo che poteva essere un rischio: operazioni di questo tipo difficilmente funzionano. Dare un seguito ad album fortunati, lo dice la storia, non ha mai portato bene: per settimane mi sono chiesto se fosse il caso di farlo, ma poi c’erano così tanti punti in comune tra i due lavori che non ho resistito. Credo che abbia vinto l’onestà intellettuale del lavoro, o almeno io voglio vederla in questo modo.”

Quanto ha influito, se lo ha fatto, l’ottima accoglienza ricevuta da The Song Remains Not The Same e Unblackened di qualche anno fa?

Già dopo il primo dei due album mi convinsi che avrei potuto ancora fare qualcosa in quel mood, visto che spogliare quelle canzoni dei Black Label Society mi aveva fatto capire che il mio modo di comporre non fosse poi cambiato molto nel corso degli anni. Sono molto affezionato ad entrambi quegli album che, come si poteva già intuire dai titoli, erano qualcosa di a sé stante rispetto al resto della discografia insieme alla band. Un po’ come il nuovo album, per l’appunto. C’è poco da fare, un lato del mio animo si rispecchia completamente in composizioni di questo tipo e ho capito che ogni tanto devo concedermi spazi di come questi. Quando suoni quello che senti non può che riuscire bene: anche con Ozzy abbiamo sempre composto brani di quel tipo, se ci pensi. L’unica cosa che posso promettere è che non passeranno più vent’anni tra un album e il successivo (ride, ndr).”

Oltre che al tuo passato, Book Of Shadows II sembra un omaggio a tutte le tue infinite influenze musicali. Credi che qualche fan dell’ultima ora rimarrà sorpreso?

È molto probabile e sarei felice che questo avvenisse. In musica, tanto in quella suonata che nella semplice fruizione, credo che la curiosità sia tutto e se con la mia musica posso spingere qualcuno ad aprire i propri orizzonti, beh, ho vinto la mia scommessa personale. In realtà già il primo album era un omaggio alla musica con cui ero cresciuto e un modo per esprimere sentimenti che difficilmente riesco ad esprimere se non in musica. Scrivo molto quando sono in tour e, generalmente, quello che scrivo in viaggio ha sempre toni malinconici simili a quelli che puoi ascoltare su Book Of Shadows II. La musica che ascoltavo da ragazzo era esattamente di questo tipo: gente come Neil Young, i Lynyrd Skynyrd o gli Allman Brothers o i Led Zeppelin del terzo album. Comprendimi, le stesse influenze vengono fuori quando compongo brani di tutt’altro tipo, ma in questo contesto così come nell’altro anche le parole seguono il mood della musica.”

Credo che Neil Young e Bruce Springsteen siano due nomi che vengono alla mente molto spesso durante l’ascolto…Sei un estimatore anche del secondo?

A differenza di gente come Black Sabbath, Led Zeppelin e Jimi Hendrix, non posso dirti di essere cresciuto musicalmente con Bruce Springsteen, ma è stato un ascolto importantissimo negli ultimi dieci o quindici anni della mia vita. È impensabile confrontarsi con la musica popolare americana senza venirne influenzati e in molti mi hanno detto che in diverse tracce del disco lo ricordo molto. Non posso che prenderlo come un grandissimo complimento. Per quanto riguarda Neil, invece, sfondi una porta aperta: adoro sia le cose con Crosby, Stills & Nash che la sua produzione solista, infinita e varia come pochissimi altri casi nella storia della musica. Adoro persino tutta quella parte folle degli anni ottanta, dove giocava ad allontanarsi dalla propria figura. Immenso.”

Hai citato i Black Sabbath. In molti sperano che tu possa portare in Europa il tuo progetto Zakk Sabbath. Poi ora che diventeremo orfani, serve qualcosa fatto da personaggi come te…

Francamente, mi sarebbe piaciuto raggiungerli una volta sul palco nel corso di questi ultimi concerti, anche perché conosco bene i soggetti in questione: non torneranno sui propri passi, quindi non ci sarà sicuramente più qualcosa di questo genere. Per me, che ho passato la mia adolescenza insieme a loro, anche la sola idea di aver avuto l’onore di suonare così tanti anni con Ozzy mi fa venire ancora i brividi. E dire che qualcuno era convinto che ci fossimo lasciati con astio: è una delle persone che amo di più al mondo ed è stato il primo a farmi i complimenti per i Zakk Sabbath. Ad ogni modo, so che lui non ha intenzione di smettere, quindi spero che abbia voglia di rifare cose come Ozzy And Friends. E poi lui lo sa, semmai un giorno Gus G avesse qualsiasi tipo di problema, io sono pronto a ripartire il giorno successivo (ride, ndr)!”

Diciamo che se ci mettiamo dentro anche il tributo a Hendrix di cui recentemente sei stato uno dei protagonisti, gran parte della tua carriera l’hai passata a fare omaggi! Sei un nostalgico?

Quella dell’Experience Hendrix tour è una delle cose più eccezionali che ci siano sulla terra e credo sia la cosa che meglio omaggia la grandezza di un musicista che non ha ancora smesso di mostrare lati sconosciuti del nostro strumento. Farne parte è sempre un onore, anche perché mi permette di passare del tempo insieme a musicisti mostruosi che, allo stesso tempo, sono persone straordinarie. Sono tornato a casa da quel tour con più amici di quando ero partito e ho imparato così tanto che qualche volta mi sono sentito persino inadeguato. La cosa sorprendente di Hendrix è la qualità dei brani che scriveva, non solo il discorso chitarristico in sé e per sé. È quello il vero segreto, altrimenti sarebbe stato una delle centinaia di mostri dello strumento che però non sono capaci di inventare nulla o di mettere insieme tre parole. Ragazzi, la forma canzone è tutto in musica, c’è poco da fare!”

A proposito di forma canzone, album come i due Book Of Shadows mettono proprio in mostra quale grande autore di canzoni tu sia. Ti pesa essere sempre definito solo un grande chitarrista?

Beh, se mi pesasse essere considerato un grande chitarrista sarei completamente pazzo (ride, ndr)! Capisco cosa vuoi dire e non so cosa risponderti. Forse qualche volta avrei voluto che venisse riconosciuta maggiormente la cosa e, a pensarci bene, la prima volta che qualcuno si rese davvero conto di questo fu per il primo capitolo solista. Non è che muoia dietro a cose come queste, però è chiaro che la tua componente narcisista richieda anche cose di questo tipo. Una piccola conferma riesco a darmela da solo, visto che un album quasi esclusivamente acustico, se non avesse buone canzoni romperebbe i coglioni dopo tre brani, mentre che credo che uno dei maggiori pregi anche del volume due sia proprio quello di non annoiare. Ecco, vale molto di più non aver sentito nessuno dire che si sia stancato dopo poche tracce, piuttosto che aumentare la mia autostima cone sono più contento di sentirmi dire che il disco non stanca, piuttosto che essere circondato da gente che mia adula ma che poi non è obiettiva.”

So che hai avanzato moltissime canzoni dalle session per il disco. Vedranno mai la luce? Dobbiamo aspettarci a breve il volume tre?

Ho detto che non passeranno vent’anni tra un album e l’altro, ma non esageriamo (ride, ndr). No, sinceramente non credo che vedranno la luce in una veste come questa o, quantomeno, non tutte quelle che non ho utilizzato. A volte, si dimentica che alcune tracce le lasci fuori semplicemente perché fanno cagare e non perché non ci sia spazio sul disco. In più ci sono quelle che devi lasciare per contratto negli archivi, in modo da poter sfruttare ancora il tuo nome da morto. A parte le cazzate, credo che molti di quei brani si trasformeranno in brani dei Black Label Society. Come ti dicevo prima, il mio modo di comporre spesso parte dal brano in versione minimale, per poi aggiungervi cose mano a mano che propongo i brani agli altri ragazzi. Credo che succederà anche questa volta.”

Come ti definiresti se dovessi usare un solo aggettivo?

Ah, cazzo, queste sono le domande che mi mettono sempre in difficoltà, perché sono quelle dove dico solo stronzate (ride, ndr). Non ne hai una di riserva? Forse il primo aggettivo a venirmi in mente è silly (stupido, ndr)!”

Come le love songs di Paul McCartney!

Esattamente! John Lennon, probabilmente, avrebbe avuto parole al vetriolo anche per me (ride, ndr).”