Il rapporto tra Jimmy Page e Robert Plant è sempre stato molto particolare, soprattutto dal momento in cui i Led Zeppelin cessarono per sempre la propria attività sui palchi di mezzo mondo. I due, tuttavia, non sono mai riusciti a stare per troppi anni lontani l’uno dall’altro, creando ogni volta una magia impossibile da riprodurre in solitaria. Ecco cosa accadde all’inizio degli anni novanta…
Ogni volta che Jimmy Page rimetteva mano agli archivi dei Led Zeppelin una strana cosa iniziava a prendere vita dentro di lui, qualcosa che si avvicinava molto alla scimmia che si ritrovava sulla schiena ai tempi in cui viveva per l’eroina. E, in genere, finiva per perdere il contatto con la realtà. Ciò avvenne anche agli inizi degli Anni Novanta, quando decise fosse giunto il momento di far riscoprire il loro catalogo alle nuove generazioni. L’idea era quella di compilare la prima vera retrospettiva del gruppo e, magari, richiamare Robert Plant e far ripartire il dirigibile. Peccato che Plant stesse vivendo uno dei momenti migliori da quando il gruppo non esisteva più e, a differenza di Page, l’ombra dello Zeppelin non lo angosciava più da tempo. Come convincere il vecchio amico, allora? Dando vita ad una collaborazione con un cantante che da sempre viveva all’ombra del suo mito, chiaramente.
Ignaro dei piani del chitarrista, David Coverdale vide la sua chiamata come la realizzazione di un sogno: gli Whitesnake erano in pausa di riflessione e chiunque sapeva che i Led Zeppelin erano sempre stati la sua grande ossessione. Il 15 marzo 1993 i due pubblicarono l’album Coverdale/Page, per alcuni la cosa migliore che Page avesse prodotto dai tempi di In Through The Out Door e come primo singolo venne scelto l’ultra zeppeliniana Shake My Tree, brano a sfondo “velatamente” sessuale. Come previsto, il vecchio Robert uscì di testa. «Ma come può fare una cosa del genere? Non si ricorda quello scempio di Still Of The Night degli Whitesnake?» – ripeté per giorni ad amici e collaboratori – «Sta solo cercando un palliativo per la mia assenza e in questo modo si rende ridicolo di fronte al mondo».
In effetti, anche se in quanto a “prestiti” da altri artisti i Led Zeppelin non fossero secondi a nessuno, molte parti di 1987, il disco più venduto della storia degli Whitesnake, sembravano prese a caso da uno dei primi quattro album della band inglese. Inoltre, fin dai tempi in cui Coverdale era il cantante dei Deep Purple, i paragoni tra i due erano stati continui. Plant non fu poi meno caustico con la stampa specializzata, definendo pubblicamente il leader del Serpente Bianco “David Cover-version”, ma chiunque sapeva che la sola idea di vedere Jimmy suonare In My Time Of Dying con il suo emulo più celebre, gli faceva perdere il sonno. Page non prese bene le esternazioni pubbliche dell’ex compagno, tanto che i due colsero l’occasione per risentirsi e per chiarire la cosa di persona. Da quell’incontro, solo un anno dopo l’album incriminato, nacque il progetto MTV Unledded, che dimostrò alla Generazione X quanto l’amore di Kurt Cobain per la band di Starway To Heaven non fosse frutto del caso.
Il 26 febbraio del 1995, dopo un clamore mediatico senza precedenti, Page e Plant tornarono anche in tour. Non succedeva da 15 anni e l’ultima volta sullo stesso palco, al Live Aid, si esibirono in una delle peggiori performance di tutta la loro carriera. Pensacola, in Florida, fu quindi il teatro del ritorno più atteso della storia del rock. Tutto era stato calcolato nei minimi dettagli e i due musicisti, nonostante anni di abusi e disgrazie, sembravano aver riportato indietro di anni le lancette degli orologi. Bring It On Home e una versione da brividi di Celebration Day spazzarono via ogni dubbio: il Dirigibile era definitivamente tornato a volare. Tuttavia, a Page non bastava aver realizzato il sogno di tornare a suonare quei brani, voleva umiliare Plant, che lo aveva deriso sui giornali di mezzo Regno Unito. Così, dopo aver scaldato il pubblico con una manciata di classici, ecco partire il riff di un brano sconosciuto a gran parte del pubblico pagante: proprio quellaShake My Tree che aveva fatto infuriare Plant dopo averla sentita alla radio. Leggenda vuole che il buon Pagey avesse fatto mettere nero su bianco la richiesta all’inizio del tour, motivandola con fini promozionali: «Comprendimi Robert, dopotutto Coverdale/Page è ancora in promozione». Tuttavia, il sorriso con cui guardava l’amico intonare il brano raccontava tutta un’altra storia.