Axl Rose Cantante Degli AC/DC: Sacrilegio?

Non hai ancora metabolizzato le immagini dei primi concerti dei ritrovati Gunners, che ti dicono che Axl Rose è il nuovo cantante degli AC/DC, rimasti senza Brian Johnson a causa di un serio problema all’udito. Roba che nemmeno la tua fantasia malata di adolescente era mai riuscita a concepire. Roba così surreale da non riuscire a comprenderne appieno l’epicità. Nel turbinio di emozioni che hanno caratterizzato gli ultimi giorni per il futuro della musica rock, proverò a spiegare perché non credo che tutta questa faccenda sia da liquidare come un grandissimo pasticcio. Sono un fan devoto del gruppo dei fratelli Young e, francamente, è davvero difficile immaginarne un futuro dopo la conclusione di questo tour in compagnia di Axl. Già fece molto male vederli perdere tutti quei pezzi lo scorso anno e andare in tour senza Malcolm e Phil Rudd, ma francamente non sono tra quelli che crede che la band possa andare avanti fino a quando il solo Angus sarà presente sul palco. Certo, la loro storia insegna che ti può morire il frontman (e che frontman) e il mese dopo puoi essere in studio con un altro a registrare Back In Black, ma le formule nel rock non sono replicabili all’infinito. Inoltre, va detto che Rose non sia mai stato il semplice cantante di una band, ma probabilmente la più grande rockstar della sua generazione. Ogni giorno, i più autorevoli giornalisti sul pianeta stilano classifiche di ogni tipo: gli album più influenti di sempre, i migliori gruppi, le peggiori performance. Quando si parla di rockstar, la questione si fa sempre scottante. Cosa rende un musicista una rockstar? L’iconografia classica ha portato a farci credere che il termine sia più indicato per uno come Keith Richards piuttosto che a Chris Martin, per dire. Gli ingredienti, bene o male sono noti ai più: vita dissoluta, abusi di ogni tipo, alcol, droghe pesanti, decadenza. Fica. E Axl le possiede tutte. Buttateci dentro le violenze sessuali e il bipolarismo e avrete il prototipo perfetto. Alla fine, Axl rappresenta tutto quello che Kurt Cobain disprezzava e allo stesso tempo avrebbe voluto essere. Certo, non è morto a ventisette anni, ma ha poteri taumaturgici: una sera andai a vederlo a Ginevra con le stampelle e tornai guarito. Giuro. E poi la prova del nove: immaginatevelo al Live Aid. Stonerebbe? La notizia della collaborazione più folle degli anni duemila girava in rete da settimane, ma era stata anche oggetto di migliaia di pesci d’aprile in giro per il mondo e, onestamente, sembrava così assurda che il mio cervello si rifiutava anche solo di prenderla in considerazione. Ok, vedevi Axl uscire dagli stessi studi della band, le date del tour americano dei Guns sembravano essere state messe apposta nel mese di agosto per permettere a questa cosa di avvenire, ma era come pensare a Mick Jagger che conclude il tour degli Who perché Roger Daltrey non ce la fa: completamente folle. Invece a breve sentiremo Mr. Rose cantare Highway To Hell. Pensate poi alla credibilità del signore William Axl Rose solo un’estate fa: deriso, insultato dai peggiori troll sulla faccia della terra, considerato la causa della scomparsa della rock’n’roll band più importante degli anni Ottanta e Novanta e, da anni, oggetto di più meme di Andrea Bocelli. Eppure, Axl è sempre stato convinto che alla fine avrebbe vinto lui. E io con lui. In poche settimane, invece, l’apocalisse: prima fa suonare i pezzi di Chinese Democracy a Slash (cosa che lo fa finire immediatamente nella lista dei più grandi figli di puttana della storia del rock), poi inizia a vedere che ora tutto il mondo è ai suoi piedi (forse più che nel 1992) e diventa il frontman di una band con cui è cresciuto. Gente come Dave Grohl, con cui faceva a botte nei backstage nei primi anni Novanta, oggi gli presta il proprio trono per poter portare avanti qualcosa che lo stesso ex Nirvana sognava di rivedere da anni. Jackpot. Se poi ci pensiamo, abbiamo passato la vita a pensare che Axl fosse il più grande padre padrone della storia della musica popolare, capace di licenziare uno ad uno tutti i musicisti che gli si siano avvicinati nel tempo e in grado di far diventare una barzelletta una delle band più influenti di sempre. Poi, una mattina scopri che invece quel ruolo appartiene di diritto ad Angus Young, tanto che in questi giorni, ascoltare Moneytalks fa molto male. Ad ogni modo, gli unici dubbi riguardano lo stato di salute delle due colonne portanti del progetto. Al momento della scrittura di questo articolo, Axl Rose sta portando avanti un reunion tour con un piede rotto, ma ha dimostrato di poter cantare qualsiasi cosa, persino una Riff Raff da pelle d’oca. Ma non è che l’idea di voler fare duemila concerti in tre mesi sia figlia di quelle manie di onnipotenza che da sempre ne minano il fisico e l’opinione della gente? Qualcosa di simile a quel “farò 50 date a Londra” di Michael Jackson pochi mesi prima di morire? Staremo a vedere. E Angus? Dichiarazioni di cantanti provati in queste settimane rivelano una difficoltà evidente nel riproporre alcuni brani (cosa per altro confermata da alcune performance del recente passato): se Axl si manterrà a questi livelli, riuscirà ad alzare il tiro senza problemi? Staremo a vedere. Insomma, anche se ci sentiamo tutti un po’ traditi dalla gestione del caso Brian Johnson e dal colpo di teatro di una delle band fino ad ora più coerenti della storia, anche se l’idea che Axl Rose possa appendersi alla campana sulle note di Hells Bells ci mette qualche brivido non del tutto piacevole, sappiamo tutti che le date europee di questo super mostro bicefalo siano assolutamente imperdibili. Un conto sono i sentimenti, la cosa che ha ancora più valore persino in un mondo che troppe volte ci ha insegnato che tutto si muove insieme ai soldi, un altro il fascino di vedere due delle maggiori icone pop dei nostri tempi stare sullo stesso palco per un paio d’ore. Con buona pace degli Spinal Tap.

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