Tre Grandi Band Da (Ri)scoprire

La storia del Rock è zeppa di band che non ce l’hanno fatta, ma questo rientra un po’ nelle normali regole del gioco. Non tutti riescono a superare il debutto, seppur buono, altre non vengono notate pur avendo dato alla luce più di un capolavoro e, in altri casi, lo scioglimento prematuro giunge prima della definitiva consacrazione. Le variabili, tuttavia, sarebbero infinite e, spesso, impossibili da elencare. Alcuni casi, però, restano davvero difficili da digerire: gruppi che avevano qualsiasi cosa per sfondare, ma che hanno finito per essere adorate solo da uno zoccolo duro, spesso durissimo, di fan e, cosa non meno importante, da una miriade di gruppi nati successivamente e ai quali si sono apertamente rifatti. Abbiamo provato ad elencarne solo tre, dando semplici spunti e sperando che il germe di almeno di uno di loro possa prendere vita sotto la vostra pelle. E non lasciarvi mai più.

Gun Club

Uno dei gruppi più sottovalutati di sempre per eccellenza. Sorta di ibrido tra punk e blues, la creatura del carismatico Jeffrey Lee Pierce nasce quando il movimento del do it yourself sembra esalare gli ultimi respiri e dura fino alla morte dello stesso Pierce, avvenuta nel marzo di vent’anni fa. Poco considerato dalle masse in vita, Pierce non riesce ad ottenere ciò che merita nemmeno da morto: e dire che se molti dei suoi pezzi li avesse scritti Jim Morrison, se ne parlerebbe ancora in termini più che entusiastici. Piccola curiosità: lungo tutta la carriera, la band perfezionerà quella fusione tra blues e punk che agli esordi era molto più sbilanciata nei confronti del secondo genere, fino all’apoteosi finale di Anger Blues, in cui più che a Pierce viene da pensare ad Eric Clapton. Non male per uno che aveva iniziato la propria discografia ufficiale con la violenza di Sex Beat

Hüsker Dü:

Il numero di band nate negli anni ottanta e novanta che devono qualcosa al trio hardcore americano è impossibile da elencare. Le più oneste tra queste, per altro, non perdono occasione di ricordarlo, mentre i più furbi se ne guardano bene. La sostanza non cambia: gli Hüsker Dü non solo sono stati in grado di rivoluzionare il genere in cui si muovevano e di evolvere insieme alle loro esperienze di vita, ma l’hanno fatto senza che mai gli venisse davvero riconosciuto. E dire che dopo il successo di album come Zen Arcade e New Day Rising, un colosso come la Warner li aveva voluti nel proprio rooster, per poi promuoverli poco e male, finendo per essere pure una causa indiretta del loro scioglimento. Che amiate più l’hardcore oltranzista dei primi album o il pop punk venato di malinconia dell’ultima parte di carriera, non importa: prendete la loro discografia e vi troverete tutti gli anni novanta condensati. E con Bob Mould e Grant Hart noti come i Lennon e McCarney del punk.

Hanoi Rocks:

Non ci può essere lista di band poco considerate senza che compaia il nome del  gruppo capitanato da Michael Monroe e Andy McCoy. Chiedete ad Axl Rose, a Nikki Sixx o un gruppo a caso nato nella scena sleaze scandinava quale sia la band cui devono tutto e questi vi faranno un solo nome: Hanoi Rocks. Omaggiati, venerati e amati anche dalla critica, gli Hanoi sarebbero probabilmente conosciuti dai più se, in una tragica notte di dicembre del 1984, il loro batterista Nicholas “Razzle” Dingley non si fosse schiantato nei pressi di Los Angeles. Chi era alla guida? Naturalmente l’ultima persona che avrebbe dovuto essere al volante di un mezzo: Vince Neil. Come sappiamo tutti, oggi Mötley Crüe sono miliardari. I Mötley Crüe, appunto…

 

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