Frank Zappa Files: La Storia Di I Have Been In You

Gli anni ’70 per Frank Zappa finirono, in modo alquanto inaspettato, attraverso la pubblicazione di quello che, dati alla mano, diventerà il suo album più accessibile e venduto: Sheik Yerbouti. Il titolo dell’album, la cui copertina mostra un ironico Zappa vestito da sceicco arabo, nacque dalla storpiatura del noto pezzo disco “(Shake, Shake, Shake) Shake Your Booty”, pubblicato nel 1976 da KC And The Sunshine Band, mescolato al bizzarro abbigliamento mostrato nell’art working dell’album. “I Have Been In You” è il brano col quale Frank decise di aprire il doppio LP che avrebbe concluso il suo decennio più prolifico e aperto le porte a quello maggiormente politicizzato della propria carriera. Come dichiarato in più occasioni dallo stesso musicista, il pezzo non era altro che la risposta sarcastica, se vogliamo un vero e proprio sberleffo, nei confronti del “collega” Peter Frampton. Chitarrista diventato miliardario grazie ad un celebre live (Frampton Comes Alive), Frampton aveva inciso da poco la smielata “I’m In You”, che Zappa aveva deciso di prendere di mira per mezzo della sua ironia al vetriolo. Le strofe del brano non fanno altro che scimmiottare la classica ballad per ragazzine adolescenti, con la quale centinaia di band avevano provato ad assicurarsi una cospicua pensione (soprattutto in America) e che trovava nel pezzo in questione uno dei suoi apici. Egli sosteneva che quel tipo di ‘canzoni d’amore’ fossero la prima causa dei disturbi mentali del popolo americano e questo spiega meglio di altro la sua avversione verso brani come la suddetta “I’m In You”. Registrata dal vivo all’Hammersmith Odeon di Londra, come la quasi totalità dei pezzi del disco, e rimaneggiata sapientemente in studio grazie a svariate over-dubs, la traccia su vinile era però orfana della classica introduzione che Zappa era solito declamare dal vivo e in cui giocava sull’ambiguità dell’essere “dentro” all’altra persona. Se infatti Frampton si riferiva alla simbiosi che fa sentire due amanti come se fossero un’unica entità, Zappa rivoltava la faccenda mettendola sul piano squisitamente sessuale e scatenando l’ilarità del proprio pubblico. Lo stesso passato prossimo del titolo indicava proprio la recente consumazione di un coito: insomma, il più classico degli sketch zappiani…