Che Bruce Springsteen abbia sempre avuto un rapporto particolare con i propri fan è cosa risaputa. Innumerevoli sono i racconti al limite della leggenda che narrano di inviti in hotel dopo uno show, di pezzi suonati dai balconi degli hotel o di risse con i bagarini fuori dai palazzetti, rei di far pagare al proprio pubblico cifre spropositate per poterlo vedere. Quel che è certo è che al Boss piace accontentare la propria gente, soprattutto dal punto di vista musicale: la facilità della E Street band nel decidere a braccio la scaletta di ogni concerto ha fatto sì che negli anni si diffondessero sempre più testimonianze di fan accontentati con l’esecuzione di un brano richiesto dalle prime file del parterre. Avvenimenti come questi, che inizialmente restavano nell’ordine delle piacevoli sorprese accolte dall’incredulità generale, dopo il tour in compagnia della Peter Seeger Session Band diventarono di colpo sistematiche. Grazie ad uno di quei tipici passaparola di cui è impossibile rintracciare l’inizio, i prati degli show di Springsteen iniziarono così a brulicare di cartelli più o meno professionali pieni di richieste per la band. Richieste sistematicamente assecondate. Anche grazie a questo singolare rito, nella parte di tour che precedete la sua venuta in Italia, la E Street Band è stata in grado di suonare oltre duecento pezzi del proprio repertorio, avvicinando gli springsteeniani più incalliti al sogno dell’intera discografia proposta all’interno di un solo tour. Cosa che non avrebbe eguali nella storia della musica. Singolare resta il caso, unico al mondo, di una ragazza italiana in grado di salire sul palco di San Siro dopo aver sventolato per ore un cartello in cui chiedeva di poter ballare con Jake Clemons, nipote del grande Big Man. La stessa ragazza, qualche anno prima, era riuscita ad ascoltare il brano scritto sul proprio cartellone. Potere della fede.
Piccolo cenno finale per uno delle decine di fatti ultra esoterici avvenuti al sottoscritto durante il suo pellegrinaggio springsteeniano. Mi trovavo a Torino, anno 2009, per seguire una delle tre date del tour di supporto a Working On A Dream. Quella data, per i presenti, si rivelerà essere una delle migliori di sempre di Springsteen nel nostro paese: band in forma strepitosa, scaletta da brivido e…Drive All Night, il pezzo che tutti gli springsteeniani d’Italia aspettavano dal lontano 1985. Fuori dai cancelli, in attesa dell’apertura, stavo parlando con le due persone con cui ero partito da Milano. Improvvisamente, si unì a noi uno sconosciuto che ci disse che non andava a vedere il Boss da moltissimi anni, ma che quella sera era venuto perché voleva sentire Drive All Night dal vivo. Nemmeno il tempo di ridergli in faccia che era già sparito nel nulla…