La notizia della reunion dei Guns N’ Roses, per altro mai ufficialmente scioltisi, ha catalizzato l’attenzione mondiale di questi primi giorni di 2016, facendo ripartire al contempo un gioco al massacro nei confronti di Axl Rose che dura ormai da vent’anni.
Sappiamo tutti le condizioni fisiche di Axl, le conosciamo da un decennio e il dubbio è che in questo lasso di tempo si sia perso più tempo a parlare di quanto sia ingrassato, piuttosto che analizzarne seriamente l’importanza nella storia della musica rock. Rose, così come la band di cui è da sempre il leader, per troppo tempo è stato considerato un fenomeno da baraccone, viziato e rissoso, baciato dalla fortuna al momento giusto della propria vita. Persino i milioni di fan della band al mondo, negli ultimi sette otto anni, hanno finito per schierarsi quasi all’unanimità dalla parte degli altri membri storici del gruppo, relegando Axl a mero possessore del moniker o poco più. La realtà dei fatti, a mio modo di vedere, è un po’ differente. Innanzitutto, sono da sempre convinto che il buon Axl sia una delle pochissime rockstar ancora in circolazione nel circuito musicale mondiale. Pensateci: è bipolare, ha avuto un’infanzia fatta di privazioni, abusi e amenità del genere. Si è fatto come se non ci fosse stato un domani ogni giorno per cinque anni, fino a quando non era nemmeno più in grado di capire chi lo circondasse, chi gli volesse bene o lo stesse semplicemente utilizzando per fini personali. Ma soprattutto, ha scritto dei brani che, analizzati senza pensarlo in mutande e chiodo sul palco, spesso risultano tanto decadenti quanto poetici. Tutte cose che, se stessimo parlando di Kurt Cobain, per esempio, ne aumenterebbero l’aura di santità e tragicità. Invece no, Axl è solo un ciccione che ha mandato a fare in culo il gruppo più importante degli anni ottanta. Troppo semplice. Diciamoci la verità, lo stesso Slash, musicista non dotatissimo ma in possesso di un gusto e di una presenza scenica magnifici, senza Axl vale un terzo. Lo dimostrano più della metà delle cose pubblicate in proprio. A lui vanno date delle canzoni su cui ricamare, a cui aggiungere degli assoli di cui è tra i più grandi inventori viventi e gli va fatta inarcare la schiena. Tutto il resto ti entra dentro semplicemente guardando come è conciato oggi Axl. Il suo corpo, la sua voce, oggi dicono ancora più di allora, perché ancora più tragici. Lo stesso Chinese Democracy, deriso a prescindere solo perché pubblicato dopo quindici anni, è uno degli album rock migliori degli anni duemila e, anno dopo anno, sono sempre di più quelli che non si vergognano di rivalutarlo completamente. Ebbene sì, io sto dalla parte di Axl, perché da sempre sono convinto che sia la parte più irrazionale e malata a far entrare una band nella storia e nient’altro. Lennon ha reso immortali i Beatles, così come Roger Waters e prima Syd Barrett hanno fatto con i Pink Floyd. E dico di più: se domani Axl dichiarasse che al Coachella ci suonerà da solo, io sarei comunque con lui. Perché Axl si può solo amare.
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