Inevitabilmente, una scelta forte come quella dei Foo Fighters di annullare per intero il tour europeo a causa della tragedia parigina è stata capace di creare qualche polemica tra i fan della rock band e tra gli addetti ai lavori. Per alcuni, la decisione è parsa quasi ovvia, tanto che all’inizio, sull’onda dell’emotività, le opinioni a riguardo sembravano essere sostanzialmente unanimi. Col tempo, però, in molti hanno iniziato a chiedersi se quella fosse l’azione giusta nei confronti di un atto che, in qualche modo, aveva puntato proprio a colpire l’occidente nei propri luoghi di svago più comuni. Personalmente, nella scelta di Dave Grohl e compagni non ho visto un atto di resa nei confronti degli attentatori, quanto piuttosto un gesto di rispetto verso le vittime di quel gesto assurdo e disumano. Lo stesso comunicato sembra più esprimere una difficoltà nel portare avanti uno spettacolo che, qualche volta, deve anche sapersi fermare a riflettere. Una cosa che in ambito rock pare ovvia, ma che nel calcio italiano, ad esempio, non si è mai vista per più di un minuto di silenzio. Non credo che annullare un tour in cui gli animi non sarebbero più stati quelli visti fino alla sera di Bologna sarebbe stato qualcosa da raccontare, con uomini su un palco solo perché il mercato dice di farlo. Ho letto persino di persone convinte che la decisione del gruppo sia stata dettata dal fatto che uno dei luoghi scelti per gli attentati fosse un concerto degli Eagles Of Death Metal del loro amico Josh Homme. Come loro, poi hanno fatto altre band, senza che questo diventi uno spot alla paura collettiva. Continuo a ritenere più degna di riflessione la montagna di spazzatura che ha invaso il web da un paio d’ore dopo la diffusione della notizia, con la maglietta “Pray For France” a 15 euro su ebay eletta a simbolo della stupidità umana. La vera fine della civiltà occidentale.
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