Alcuni degli album in grado di influenzare maggiormente la storia della musica hanno avuto origine dall’ammirazione di un artista nei confronti di qualche illustre collega o, molto più spesso, musicisti di epoche differenti hanno finito per subire l’influenza di band con cui erano cresciuti, finendo per cercare di seguirne più o meno razionalmente le orme. La lista sarebbe infinita, eccone qualche piccolo esempio…
Lou Reed-David Bowie: La questione che vede protagonisti Lou Reed e David Bowie è molto simile a quella celeberrima dell’uovo e della gallina. È difficile dire chi abbia influenzato di più chi, così come è altrettanto ostico individuare chi dei due debba di più all’altro. Se è vero, infatti, che il giovane David rimase incantato dalla magia dei Velvet Underground, Reed non ha mai nascosto di amare ogni periodo della carriera dell’amico/nemico. Se ci si aggiunge il fatto che fu proprio Bowie a produrre Transformer, trasformando appunto Lou in una rockstar, il cerchio finisce per chiudersi…
Eric Clapton-Robert Johnson: Slowhand non è che uno delle decine di chitarristi che sostengono di aver iniziato a suonare la sei corde dopo aver ascoltato una delle famose ventinove tracce lasciate dal celebre musicista prima di morire. Nonostante quasi ogni guitar hero degli anni settanta lo citi come massima ispirazione, spesso rubandone i brani, Clapton è l’unico ad averlo omaggiato apertamente con Me And Mr. Johnson e il complementare Sessions For Robert J., forse i suoi album più ispirati del nuovo millennio.
Guns N Roses-Aerosmith: I Guns ‘N’ Roses sono stati l’ultima grande rock n roll band che la storia della musica abbia conosciuto. In un’ideale famiglia musicale, gli Stones potevano essere visti come i loro nonni, mentre il ruolo di genitori non poteva che spettare di diritto agli Aerosmith. Axl Rose e Slash non interpretarono altro che la nuova edizione di una storia che Tyler e Perry avevano seguito alla lettera. Certo la delusione fu enorme quando, alla fine degli anni ottanta, le due band andarono in tour insieme: i due gunners non pensavano proprio di trovarsi a dividere il backstage con un gruppo di ex tossici pronti a fargli la morale per i loro eccessi…
The Rolling Stones-Muddy Waters: Sebbene gli Stones siano abituati ad essere considerati delle fonti d’ispirazione, talvolta la principale, anche loro vennero influenzati da più di un artista. Se oggi è forse più difficile rendersi conto delle origini della band, andando indietro nel tempo a spulciare qualche vecchia scaletta o i loro primi album, tutto diventa più chiaro. Inoltre non c’è intervista degli anni settanta in cui Mick Jagger e Keith Richards non citino apertamente la musica di Chuck Berry e, soprattutto, Muddy Waters: provate a guardare le loro espressioni durante il celebre concerto tenuto insieme a lui a Chicago nel 1981…
Nirvana-Led Zeppelin: Pensi alle influenze musicali dei Nirvana e subito t’immagini gruppi semi sconosciuti o le sfuriate punk/hardcore che la tradizione ha voluto consegnarci. In realtà le cose non erano così semplici. Kurt Cobain era un fruitore musicale onnivoro e, se il punk e la filosofia del do it yourself rimasero sempre fondamentali, gruppi come Black Sabbath, Aerosmith e Queen (sì, proprio loro) lo condizionarono enormemente. La band dove però tutti e tre si trovavano d’accordo era quella capitanata da Page e Plant: per Dave Grohl semplicemente la cosa più incredibile mai apparsa sulla terra.
Elton John-Stevie Wonder: “Sono un buon pianista, ma Stevie Wonder fa parte di un’altra categoria. Potrebbe suonare con Charlie Parker e John Coltrane ed esserne alla pari”. Sir. Elton non parte mai per un viaggio senza una copia di Songs In The Key Of Life nella propria valigia. Non solo, egli considera il capolavoro di Stevie Wonder forse il più grande disco della storia della musica, tanto da essere convinto che fra centinaia di anni, quando si parlerà di storia della musica, Wonder sarà uno dei pochi nomi su cui nessuno avrà nulla da discutere. Al pari di gente come Louis Armstrong, Duke Ellington e Ray Charles.
Eddie Vedder-The Who: Forse non tutti ne sono a conoscenza, ma il leader dei Pearl Jam è uno dei più grandi collezionisti al mondo di materiale degli Who. In un’intervista di qualche anno fa, Vedder ricordava che ogni qualvolta si trovasse in tour con la band, le ore libere diventassero l’occasione per cercare nuovi bootleg in qualche negozio di dischi della città. I Peral Jam, d’altra parte, non hanno mai negato di guardare più al rock classico che ad altri generi musicali. Da sentire assolutamente la sua versione di Love Reign Over Me contenuta nella colonna sonora dell’omonimo film.
The Cult-The Doors: “Ogni sera sul palco omaggio il poeta Morrison”. Con queste parole Ian Astbury, leader dei Cult, tempo fa spiegava il suo rapporto con il Re Lucertola. In effetti, il suo timbro così caldo, il fascino oscuro e un amore viscerale per le leggende dei nativi americani fanno di Astbury uno dei figli più legittimi della poetica di Morrison, testimoniato dalla chiamata di Manzarek e Krieger all’inizio del nuovo millennio. Peccato che John Densmore non fosse proprio d’accordo con gli ex compagni…
Aerosmith-The Rolling Stones: Alla metà degli anni settanta, i Toxic Twins Steven Tyler e Joe Perry venivano considerati i Jagger e Richards d’America. Dal canto loro, i due non facevano nulla per nascondere il proprio amore nei confronti degli Stones, tanto dal punto di vista dell’attitudine, che da quello musicale, che li vedeva accumunati dallo stesso amore per il blues. Inoltre, i gemellini americani provarono anche ad imitarne gli eccessi. Risultato? Centro di riabilitazione e band sciolta. Questo agli Stones non è mai capitato…
Oasis-The Beatles: Si potrebbe obiettare che parlare del legame tra i fratelli Gallagher e il gruppo di Liverpool sia equiparabile alla scoperta dell’acqua calda. Verissimo. Però, tornare a parlare di Beatles come massima ispirazione negli anni novanta non era proprio qualcosa di così scontato, tanto che in alcuni ambienti Lennon e soci iniziavano ad essere visti come uno dei gruppi più sopravvalutati di sempre. Proprio la stessa sorte toccata agli Oasis qualche anno più tardi…