Di artisti tanto influenti quanto sottovalutati è piena la storia del rock, ma forse a Michael Monroe spetterebbe un premio speciale alla carriera, vista la continuità di rendimento che lo porta a pubblicare con regolarità album come questo. Giunto al terzo disco nel giro di quattro anni, l’ex Hanoi Rocks continua a dimostrare che, se mezza elite del rock anni ottanta e novanta lo considera la fonte d’ispirazione primaria, un motivo dovrà pur esserci. La formula ormai è quella iper collaudata messa a punto a partire dal pluripremiato Sensory Overdrive ad oggi: una miscela di street rock, spesso al limite del punk, in grado di tritare tutto ciò che trova sulla propria strada e sorretta da una delle formazioni migliori che l’abbiano mai accompagnato del corso della carriera. Se il fantasma di Andy McCoy fa spesso capolino nei solchi del disco,va detto che lo splendido lavoro chitarristico di Steve Conte porta spesso a dimenticare il passato di Monroe. I nostalgici incalliti si accontentino del basso dell’altro ex Hanoi Rocks Sammy Yaffa…
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