A due anni dal semi deludente Savages, il main project dell’attivissimo Max Cavalera sforna il proprio decimo album, promettendo un ritorno a certe sonorità che ne avevano caratterizzato gli esordi e la carriera con i Sepultura. Di questo e di tanto altro ha voluto parlare con noi lo stesso Cavalera.
Il tuo rapporto con la spiritualità è sempre stato abbastanza controverso. Ora i Soulfly tornano con Archangel, un album che definisci biblico e mistico. Cosa ci dici a riguardo?
“Hai ragione, ho sempre avuto un rapporto particolare col mio lato spirituale. Come sai la mia infanzia è stata segnata dalla religione, da qualcosa con cui ancora non riesco a confrontarmi se non in modo critico. Questo è davvero un disco legato a temi mistici e biblici, come si può intuire già dalla copertina e dal titolo stesso. So di sbilanciarmi molto, ma sono davvero molto soddisfatto di questo disco: credo sia una di quelle cose che capitano una sola volta in carriera, qualcosa di davvero unico e che voglio promuovere con tutto me stesso. A livello di liriche, come ti dicevo, si parla di molti fatti narrati nella Bibbia, cose che non necessitano di una fede incrollabile per essere raccontate o per essere inserite in canzoni heavy metal. Musicalmente, invece, il sound segue molto quello che ascolto di più ultimamente, quindi gruppi come 1349, Belphegor e Behemoth: ascolto quasi esclusivamente black metal e non spiegarti il perché. Diciamo che apprezzo la parte più estrema delle cose in genere e l’idea di unire testi biblici a black metal mi stuzzicava molto (ride, ndr). Sicuramente è un album più sperimentale che in passato.”
Come credi che prenderanno i tuoi fan un album del genere? Ti sei posto la questione?
“Di recente ho scritto la mia autobiografia e credo di essere stato di una sincerità disarmante riguardo ad ogni argomento. Ne esce il ritratto di una persona con mille sfaccettature, un po’ come chiunque di noi, che da sempre cerca di fare un percorso non privo di ostacoli. In questo ci rientra un po’ tutto, compreso il mio rapporto con la spiritualità. Considera che io sono stato battezzato in Vaticano, non è una cosa di cui possono vantarsi tutti (ride, ndr). Questo per spiegarti che i miei fan sanno benissimo che persona hanno di fronte quando acquistano la mia musica: un uomo con delle contraddizioni, ma comunque sempre onesto. Non ho mai fatto vedere di essere una persona che non sono, piuttosto posso dire di avere cambiato idea su alcune cose per via di vicende che mi sono accadute. Così come nel mio libro, così anche nei miei dischi puoi ritrovare tutte queste parti di me. Prendere o lasciare.”
E come è nata invece l’idea di pubblicare We Sold Our Souls To Metal come primo singolo? Possiamo già parlare di instant classic…
“La scelta in pratica è stata fatta dalla canzone stessa, credo uno degli anthem migliori che abbia mai scritto nel corso della mia carriera. Era così chiaro che avremmo dovuto scegliere quella per dire che stavamo per tornare a spaccare un po’ di culi per i prossimi due anni. Inoltre, come spesso avviene con i singoli, quello è un brano che potrebbe stare su qualsiasi dei nostri album, quindi non dà bene l’idea del mood generale del disco: è orecchiabile, ha un ritornello immediato e un sapore un po’ hardcore che la rende davvero perfetta per essere cantata dal pubblico a squarciagola. Credo che poi chiunque ascolti questo genere ci si possa riconoscere, visto che tanto i musicisti che i loro fan hanno davvero dato tutto a questa musica e allo stile di vita che ne consegue.”
Quindi a quarantasette anni ti riscopri un vero defender of the faith?
“(Ride, ndr) In realtà un po’ lo sono sempre stato, anche se non in modo palese e qualche volte ridicolo come altre band o artisti. Non entro nel merito della questione, ma è chiaro che tutte le liti sul vero e falso metal mi hanno sempre fatto sorridere, ma è altrettanto chiaro che il senso di appartenenza ad un genere e ad una sorta di filosofia di vita sia evidente, così come il senso di sapere di far parte di un gruppo molto esteso di persone, che travalica le culture e i continenti e in grado di unire forse più di qualsiasi altro genere musicale. Volevo dedicare a tutte queste persone un mio inno personale, qualcosa che potesse aumentare quel senso di appartenenza, appunto. Sono quei brani che nascono così e che capisci subito vadano a toccare certe corde, quindi provi subito a farli sentire a chi conosci per vederne le reazioni! In più passa dalla brutalità completa a quel finale assurdo tipo Pink Floyd che mi fa impazzire (ride, ndr).”
Hai confermato tuo figlio Zyon alla batteria, dopo il buon lavoro su Savages. Cuore di papà o buoni geni?
“Diciamo che Zyon fa parte da sempre della mia musica e spero che questo possa accadere per sempre. Non credo si tratti solo di amore paterno o di voler aiutare il proprio figlio a fare la tua stessa carriera, ma soprattutto del fatto che Zyon ha davvero un cazzo di talento che ha colpito anche il nostro produttore Matt Hyde. Ora poi ha un drumming che assomiglia molto a quello di Dave Lombardo e Matt, che ha lavorato con gli Slayer, me l’ha confermato. Ripeto, non è una questione di nepotismo o cose di questo genere, anche perché credo che, a conti fatti, la cosa possa anche nuocere. La verità è che sia io che tutta la band crediamo che sia un grande musicista: è giovane, ha dato un sacco di energia alla band e, appunto, è pure sangue del mio sangue. Cosa posso chiedere di più? Se fosse un incapace non mi sarei mai sognato di metterlo in quel ruolo. D’altra parte in famiglia c’è anche qualche altro batterista non male…”
Proprio tuo fratello recentemente ha dichiarato di sperare in una reunion dei Sepultura. Non sei un po’ stanco di questa telenovela?
“Non so davvero perché Igor abbia detto una cosa del genere. Forse perché davvero dentro di sé spera che la cosa prima o poi possa accadere. Onestamente, da parte mia ti dico che mi sono davvero rotto le palle di rispondere a questa domanda, anche se comprendo benissimo quando qualche fan mi viene a parlare della faccenda. Abbiamo fatto album incredibili e basta andare su Youtube a vedere cosa riuscivamo a fare per capire l’importanza di tutta quella faccenda. Però, chi davvero ha compreso le mie ragioni non mi chiede più nulla a riguardo, ma si gode semplicemente il fatto di vedermi in altri contesti. Credo che accettare certe cose faccia parte della vita, sia da parte mia che da parte dei fan. Durante questo tour non faremo nemmeno un pezzo dei Sepultura, perché è giusto che chi viene a vederci non venga per altro. Questo è il decimo album, credo che ci sia abbastanza materiale per fare un tour di due anni.”
Eppure quando Andreas Kisser (chitarrista dei Sepultura, ndr) parla della cosa, dice che tu e Gloria continuate a fare riferimento all’argomento…
“Andreas può dire quello che vuole e onestamente le cose che dice sono tra le meno interessanti per me al mondo. Mi spiace perché spesso ho la sensazione che portare avanti questa cosa aiuti i Sepultura con la loro carriera. Io non ho bisogno di queste cose, perché dopo tre album dei Soulfly avevo già avuto più successo che con tutti quelli con i Sepultura. Oggi ho altri due progetti oltre ai Soulfly, i Cavalera Conspiracy con mio fratello e Killer Be Killed, quindi non ho bisogno di continuare a dire che ero il cantante dei Sepultura o che voglio fare una reunion. Ho visto grandi reunion negli ultimi anni e nella quasi totalità dei casi, i rapporti tra i protagonisti erano davvero tornati amichevoli. Nel nostro caso non vi è alcuna e ripeto alcuna possibilità che la cosa accada: tutti sanno perché non faccio più parte della band.”