Incontrare personaggi del calibro dei Queens Of The Stone Age non è cosa da tutti i giorni. In occasione del loro imminente ritorno nel nostro paese in occasione di Rock In Idro, il bassista Michael Shuman ha parlato con noi del presente, del passato e, nemmeno a dirsi, del futuro prossimo della band capitanata da Josh Homme.
L’ultimo anno è stato davvero intenso per i Queens Of The Stone Age: prima il nuovo album, poi un tour infinito che ora arriva negli spazi aperti. Quanto è cambiato tutto per te rispetto ai tempi di Era Vulgaris?
Be’, direi che si tratta davvero di una storia completamente diversa. Quando Josh mi chiese di entrare nella band avevo solo ventuno anni, quindi fu qualcosa di totalmente più grande di me. Mi ritrovai all’interno di un meccanismo che avevo sempre solo sognato e per di più con una band di cui ero sempre stato un grande fan. Obiettivamente, per molti versi nemmeno mi accorsi di far parte di tutta quella faccenda, lo realizzai soltanto diversi mesi dopo. Questa volta invece, pur restando immense, le emozioni sono state meno estreme: sapevo bene cosa stavo facendo, con un’altra consapevolezza.
Inoltre, …Like Clockwork poi è stato accolto in modo un po’ diverso rispetto al disco precedente…
Sicuramente la cosa che ho imparato prima è che il mondo del music business è davvero molto strano. Probabilmente con la voglia di Queens Of The Stone Age che c’era al momento dell’uscita di …Like Clockwork, anche Era Vulgaris sarebbe stato accolto meglio di quello che avvenne. Sono ancora convinto che fosse un buon album e in ogni caso, come ti dicevo, ormai la qualità di un album credo passi sempre e comunque in secondo piano. Tutto ormai sta nel creare attesa, da un certo punto di vista è quasi più semplice che in passato.
Quindi vuoi dirmi che anche i giudizi positivi al nuovo album sono in qualche modo filtrati dalla lunga attesa?
Non fraintendermi, non dico che quello sia l’unico metro di paragone, ci mancherebbe. Se un album è bello, lo è in ogni caso e il tempo ha sempre dato giustizia a tutto. Credo però si possa generalizzare un po’ per una volta: se anche band come i Rolling Stones andassero in tour ogni anno, ti assicuro che dopo un paio d’anni gli stadi inizierebbero ad essere semivuoti. Se vogliamo vedere il lato positivo della cosa, ormai il mercato era saturo di album e tour sempre uguali, mentre ora in molti stanno capendo che nella quantità non poteva stare il futuro del settore. Certo, magari un paio d’anni tra un album e l’altro potrebbero bastare la prossima volta (ride, ndr).
Mentre lo dici però sai già che non potrà mai succedere: gli impegni di Josh sono troppi per permetterlo…
Lo so, è che ogni volta mi illudo! A parte gli scherzi, credo che uno dei suoi segreti sia proprio quello di non riuscire mai a stare fermo e soprattutto mai sullo stesso progetto. Se passasse tutto il suo tempo sulla musica dei Queens Of The Stone Age, probabilmente le motivazioni e gli stimoli non sarebbero gli stessi di oggi. Da questo punto di visto credo assomigli molto al suo amico Dave Grohl e direi che visti I risultati del lavoro di entrambi, forse quelli che sbagliano siamo noi! Dovremmo smettere di dormire come fa lui!
Alla fine dell’anno scorso siete stati protagonisti di uno dei concerti migliori fatti in Italia nel 2013, ora tornate a Rock In Idro e al Rock In Roma in un contesto completamente differente. Meglio indoor o outdoor?
Entrambe le varianti presentano pro e contro, come ogni cosa. Il concerto al chiuso è forse più intimo e permette ai tuoi fan di vederti magari un po’ meglio, ma non è scontato che sia migliore anche dal punto di vista del suono. Ho sentito suonare lo stesso palazzetto benissimo o da cani a seconda della band. L’emozione che ti danno i grandi spazi aperti, però, credo non sia in grado di dartela nient’altro. Più che per la fine della scuola o per il fatto di andare in vacanza, ho sempre aspettato l’estate per poter andare ai grandi raduni di questo tipo, quindi che io sia da una parte o dall’altra non fa differenza: mi emozionerò tantissimo. In più siamo molto legati al vostro paese e credo non ci possa essere luogo migliore in cui suonare che intitolato a Joe Strummer.