“Più rumorosi. Più audaci. Più orgogliosi. Più convinti che mai. Gli Hives sono finalmente usciti dalle tenebre e si dirigono verso la luce. Questa è LA LEGGE. La legge degli Hives. LEX HIVES! Le leggi della natura non sono niente in confronto e gli Hives non esigono nient’altro che obbedienza assoluta.”
Con queste premesse, la band punk rock svedese torna finalmente sugli scaffali di dischi dopo un’attesa che sembrava ormai infinita. The Black And White Album, pubblicato nel 2007 dopo quindici anni di integerrima carriera, ma soprattutto il singolo Tick Tick Boom li avevano finalmente fatti conoscere al grande pubblico, quello bisognoso di super hit per decretare la grandezza di una band. Come noto, spesso però accade che il successo porti con sé problemi, dissapori e stravizi cui nemmeno gli invincibili Hives sono riusciti a sfuggire del tutto. Tutto risolto, in ogni caso e si sa, quello che non uccide rende più forti. Ecco cosa ci ha detto a riguardo Howlin’ Pelle Almqvist, cantante del gruppo.
Lex Hives: un titolo perentorio, che sa di dichiarazione d’intenti…
Non avrebbe potuto essere altrimenti dopo tanto tempo dall’ultimo album. Volevamo far capire a tutti che gli Hives sono tornati e queste sono le leggi a cui chiunque finirà per sottostare nel futuro prossimo! Tutti dovranno fare i conti da oggi con questo album, che diventerà un nuovo punto di partenza per il rock mondiale! Quindi dimenticatevi i Comandamenti e seguite le nostre leggi!
Perché così tanto tempo per incidere il successore di Black And White?
In realtà visti da dentro non sembrano passati molti anni dall’ultimo album, ma mi rendo conto che per un fan cinque anni sono un’infinità. Mi ricordo quando ero un ragazzino che attendevo gli album delle mie band preferite come se fosse la cosa più importante sulla terra. Abbiamo suonato davvero molto in questi anni, ma allo steso tempo abbiamo avuto diverse sfortune: la rottura col nostro vecchio manager ha rallentato dannatamente le cose e una caduta dal palco mi ha creato diversi problemi fisici. Infine…una serie di problemi di cui le biografie delle band pullulano, non so se capisci cosa intendo.Ora però siamo più in forma che mai, speriamo che sia finito tutto con la registrazione del disco.
Nonostante la formula del vostro rock sia riconoscibile all’istante, la sensazione è che in questo disco abbiate cercato anche nuove vie. Cose ne pensi?
Sì, di solito le band parlano del nuovo disco come del migliore della loro carriera. Non ti dirò questo, anche perché ho sempre pensato sia la peggiore delle frasi di circostanza. Inoltre non sarei la persona più credibile per dirlo (ride)! Di sicuro averlo prodotto per conto nostro ci ha permesso di osare qualcosa in più rispetto al passato: ci siamo resi conto che i maggiori problemi in sala di registrazione arrivavano dai produttori, il che rallentava non poco il processo e non ci faceva mai sentire pienamente in possesso della nostra musica. Lavorare senza un produttore ha fatto uscire sonorità che non sapevamo di avere dentro, anche se i tempi non sono stati brevi quanto avremmo sperato.
These Spectacles Reveal The Nostlagics mi ricorda moltissimo i Ramones, quelli della seconda parte della carriera.
Adoro i Ramones e in particolare proprio quella parte di carriera. Tutti pensano ai primi tre o quattro album, ma la loro discografia rimane una delle più sottovalutate della storia. Parlo di dischi come Brain Drain e Adios Amigos: alla fine della carriera erano riusciti a trovare il mix perfetto tra melodia e ritmo e Joey Ramone cantava come mai in passato. Immensi.
Per alcuni siete la rock band più divertente che si possa vedere oggi su un palco, per altri invece una band senza alcuna evoluzione musicale. Cosa rispondete ai vostri detrattori?
Piacere a tutti non è possibile e, francamente, non è nemmeno mai stato lo scopo della nostra vita. La cosa che davvero mi dispiace, però, è che spesso il nostro senso dell’umorismo sia stato bollato come idiota. Dire cose con ironia non vuol dire che non possano anche nascondere messaggi di un certo tipo. Spero che prima poi venga capito questo aspetto della nostra musica.
Le case discografiche dicono che internet abbia ucciso il mercato musicale, ma credo che si possa parlare per lo meno di concorso di colpa.
Credo che il vero problema, ancor prima del prezzo raggiunto dai dischi, sia stata la qualità sempre più bassa dei prodotti buttati sul mercato, senza alcun rispetto nei confronti della gente. Si era convinti che i fan abboccassero per sempre. Se non si fosse abbassato così tanto il livello delle uscite, la gente avrebbe continuato a fidarsi. Internet è arrivato ad aprire una crepa già esistente, altrimenti non avrebbe avuto un impatto così devastante. Ora bisogna ricostruire la fiducia con i fan, anche se il processo sarà difficilissimo da invertire.