Un bimbo dallo sguardo imbronciato con una serie di slogan pacifisti a dipingergli il volto: questa l’ultima svolta di un Lenny Kravitz che, per la copertina del suo ultimo disco, abbandona le pose sensuali di sempre per un ritratto più intimo e reale di sé, che si rispecchia nei testi dell’album stesso. Ad onor del vero, per l’artista americano la maturità era giunta da un pezzo, ma “Black And White America” pare confermare come Kravitz sia diventato autore sempre più conscio della realtà che lo circonda, in grado di partire dal personale per arrivare a messaggi globali per nulla ermetici e molto diretti.
Partiamo dal messaggio del primo singolo, che poi è anche quello che da il titolo all’album.
“Black And White America” non è un concept album, anche se l’immagine in copertina e il testo politicizzato della canzone madre possono farlo pensare. In realtà, a ben vedere è l’album più complesso che io abbia mai fatto, quello in cui sono riuscito a far confluire tutte le influenza musicali che hanno caratterizzato la mia carriera. Anche dal punto di vista dei testi non c’è un filo conduttore preciso, sono tanti capitoli, tutti molto personali ma separati uno dall’altro.
Comunque la scelta di puntare molto sull’aspetto politico dell’album, anche se limitato ad un solo brano, sembra precisa.
Sicuramente è un pezzo che significa molto per me. Credo che il razzismo sia un male di cui ancora non ci siamo liberati, nonostante i grandi passi in avanti compiuti. È una piaga che non vuole morire e nemmeno il fatto che ora alla Casa Bianca sieda Barack Obama ha mutato la situazione: dobbiamo sempre ricordare che se nei confronti degli afroamericani le cose vanno un po’ meglio, non è così per le altre minoranze, che vedono ancora ledere i propri diritti di esseri umani. Persino nel mondo della musica spesso mi sento dire: “questo pezzo è troppo nero o troppo bianco per essere trasmesso. Follie.
Hai parlato di Obama. Tu sei stato un grande sostenitore del Presidente durante le elezioni ed hai una storia di vita che un po’ ti avvicina alle sue origini. Credi ancora nel suo progetto?
Mi stai chiedendo se credo ancora in Obama? Come potrei non farlo? È l’unico politico in grado di cambiare le sorti del nostro paese, oggi come al momento della sua elezione. Certo in questi due anni non è andato tutto bene, non sono un illuso e non ho i paraocchi, ma quello che Obama sta cercando di fare è cambiare una cultura dalle basi, con idee che spesso danno fastidio. Inoltre penso paghi enormemente il fatto di essere il Presidente durante la peggiore crisi degli ultimi decenni. “Black And White America” è dedicata a persone come lui ed è nata dopo aver visto un documentario che ne denigrava la figura.
Per una volta anche la cover dell’album è qualcosa di molto intimo, senza divismi di sorta. Dove ti trovavi e chi la scattò?
La scattò mio padre, volevo sembrare più grande di quello che ero davvero, forse per quello sono così serio mentre fisso l’obiettivo. Mi trovavo ad una festa in costume della scuola ed avevo insistito per farmi dipingere sul viso il simbolo della pace e la scritta “Love”. Iniziavo a capire che troppe cose non funzionavano e che alcune persone contavano più di altre non per meriti, ma per cose che non comprendevo. Penso possa essere considerata la mia prima forma di protesta cosciente.
Dove sono nate le canzoni del nuovo album?
Posseggo una roulotte nelle Bahamas, il paese d’origine di mia madre, dove spesso mi ritiro e dove nascono molte delle mie canzoni. Almeno sei pezzi del nuovo album sono nati lì: avevo bisogno di pensare alla mia vita, ai miei famigliari scomparsi, ad alcuni rapporti lasciati in sospeso e spesso la notte facevo sogni che riguardavano tutte queste cose. Mi svegliavo così felice che mettevo immediatamente in musica i miei sentimenti.
Sorprende la presenza di Jay Z, ma soprattutto di DJ Military, un rapper del luogo.
Credo davvero che quest’album rappresenti una sorta di summa della mia carriera, ma anche una forte spinta verso il futuro. Sono sempre molto attento a quello che mi circonda e Jay Z ha un talento tale da non aver bisogno dei miei elogi. DJ Military per troppi è ancora uno sconosciuto, ma diventerà qualcuno. E’ un animo puro, quando si è trovato di fronte Mick Jagger gli ha chiesto cosa facesse nella vita.
Parlando proprio di Jagger, è noto che siate molto amici. È vero che ti ha proposto di entrare nel suo nuovo supergruppo “SuperHeavy”?
Assolutamente no, mi ha parlato del progetto a lungo, ma senza mai chiedermi di unirmi a loro. Credo che la mia presenza in un gruppo del genere avrebbe avuto comunque poco senso.
In un mondo come quello odierno, i supervizi sembrano appartenere sempre più ai politici che alle rockstar. E non è un bel segno.
Se parliamo di sesso e droga, effettivamente il sorpasso è avvenuto da tempo. Ho fatto uso di droga e me ne sono pentito amaramente; ora ho uno stile di vita completamente diverso, ma la sensazione che le sostanze possano aiutare la creatività o il lavoro è ancora diffusa. In realtà questo avviene all’inizio, quando ancora non sono subentrati gli aspetti negativi, dopo di che anche l’inferno non sembra un posto così brutto dove passare una vacanza. Il vero problema è che, spesso, dietro alla dipendenza si nascondo grossi problemi, insicurezza e, troppo spesso, solitudine.