Poche vole nella vita capita di intervistare una band al completo come quella dei Bon Jovi. Ancora meno spesso capita, poi, di intervistare il batterista dei Queen pochi minuti dopo i Bon Jovi. Ecco il resoconto per argomenti di una lunga chiacchierata in compagnia del migliore amico di Freddie Mercury…
Absolute Greatest
“Non posso dire che quelle presenti sul nuovo best of siano le nostre canzoni preferite. Come saprete, in genere un best raccoglie semplicemente i pezzi più popolari di un gruppo, non necessariamente i preferiti della band in questione. Il progetto nasce come una sorta di distillato delle tre raccolte precedenti, una versione ‘condensata’ se così la vogliamo chiamare”.
“Non lo nascondo, è stata la nostra casa discografica a volerlo più di noi e la mancanza di bonus track può pesare. Abbiamo però voluto mantenere una continuità con il passato e siamo convinti che in un best ci debbano rientrare pezzi conosciuti da tutti. Il tempo per un box di rarità arriverà, ci stiamo lavorando da un sacco di tempo. Posso dirti, invece, che siamo molto soddisfatti dell’artwork, che credo sia davvero di altissima qualità. Le foto contenute nel libro appartengono a session di cui ci eravamo dimenticati, la copertina stessa è una delle più belle immagini che io mi ricordi della band”.
“Abbiamo deciso di allegare un cd in cui io e Brian parlavamo della nascita dei pezzi. Ci è sembrata subito una cosa che i fan avrebbero potuto apprezzare e in più non mi pare sia una cosa così comune in un greatest hits, come invece lo sono le bonus track (grossa risata, nda). Concludo poi il discorso precedente dicendo che sono anni che il pubblico ci chiede un album che mischi classici di tutte le decadi ed eccoli accontentati!”.
I Queen oggi
“Personalmente, dopo il primo tour con Paul Rodgers ho riacquistato un entusiasmo che credevo perduto e non ho certo intenzione di fermarmi. Come sai il nostro rapporto con Paul si è concluso. Continuo ad amare lui e la sua splendida voce e l’esperienza insieme è stata fantastica, soprattutto l’ultimo tour, dove l’affiatamento e l’entusiasmo dovuto ai nuovi pezzi sono stati davvero incredibili. Credo che il nostro sodalizio sia giunto solo al capolinea. Nessun problema o diverbio, semplicemente si è esaurita in modo naturale la fiamma. Appena posso, corro a vederlo dal vivo”.
“Brian è molto impegnato in questo momento, sta per uscire un suo libro di fotografie e sapete che ha sempre mille collaborazioni con cui fare i conti. I Queen però sono più vivi che mai, abbiamo molte idee nel cassetto che aspettano solo di essere realizzate”.
“Non potremmo mai andare in giro con un altro nome, come molti ci chiedono (considerate le assenze di John Deacon e Freddie Mercury, ndr) e spiego anche perché. Nel momento in cui io e Brian saliamo sul palco, diventiamo i Queen. Quando senti il suono della sua chitarra unito alla mia batteria o alla mia voce non pensi a May e Taylor, ma ai Queen. Non abbiamo mai sostenuto di essere il gruppo di una volta, saremmo stati dei pazzi. Però ci teniamo a rimarcare la nostra storia. Se ci pensi, anche se andassimo in giro con i nostri nomi, sui cartelloni scriverebbero: “May-Taylor drums and guitar of Queen”. John non ha più voluto essere della partita e questo ci dispiace ogni giorno. E’ una scelta che rispetto. Lui è sempre stato quello più schivo di noi e credo dopo la morte di Freddie non ne abbia più voluto sapere. Probabilmente non ce la fa. Se mi chiedi invece se sia felice, non mi sento di darti una risposta affermativa”.
“Adam Lambert (partecipante di “American Idol”, accostato al gruppo in più di un’occasione, nda) ha di sicuro un talento che è impossibile non notare. E’ dotato di una voce in grado di arrivare molto in alto e ha un timbro vocale che mi piace. Però non credo sia così facile scegliere qualcuno che ci accompagni in tour. Tutti ci chiedono grandi nomi, noi invece siamo interessati a qualcosa che possa stupire i fan. Al di là dell’età o della fama della persona in questione”.
Il Musical
“Abbiamo sempre creduto tantissimo in “We Will Rock You”. Brian ha partecipato a ogni inaugurazione e a Londra ogni volta in cui cambia il cast. Io non riesco sempre a stargli dietro, ma tengo bene il passo. Prima di venire in Italia per l’inaugurazione siamo stati a Edimburgo ed è stato, come sempre, emozionante”.
“Questo non è un progetto che i Queen hanno semplicemente approvato, ma nel quale sono completamente immersi e del quale siamo orgogliosi. L’idea nacque addirittura quando Freddie era ancora con noi. Per questo motivo ci teniamo a curare tutto personalmente e, dove possibile, a suonare davanti al nostro pubblico. Come sai, l’Italia ci ha sempre riservato un ruolo da assoluti protagonisti, pur essendo passati da voi solo una volta con il gruppo al completo. Ho un ricordo delle migliaia di persone accorse per il “Pavarotti and friends” del 2003 che non potrò mai cancellare. Come anche degli ultimi due tour”.
“Chi di voi ha già visto lo spettacolo al Dominion Theatre non rimarrà deluso dalla versione italiana, il cast è davvero ottimo, soprattutto le ragazze (ride, nda)”.
Il nuovo album
“Da parte mia, vista la momentanea assenza di Brian, ho appena scritto un nuovo pezzo. E’ una canzone di protesta che parla della situazione terribile del nostro paese e si intitola The Unblinking Eye (Everything Is Broken). E’ un brano di protesta, perché credo si sia un po’ persa la speranza che con una canzone si possa criticare il sistema. Che fine hanno fatto certi tipi di pezzi? Io non mi riconosco in chi ci governa e decide chi deve morire in guerra o per quale motivo”.
“Non potrebbe mai uscire a nome Queen. Uscirà a mio nome. I Queen sono una band, questo è il mio modesto punto di vista riguardo alla situazione odierna e come tale uscirà a nome mio. Mi piacerebbe fare un mini tour il prossimo anno con materiale nuovo e vecchie hit in luoghi ristetti, più intimi. Sto cercando vecchi amici vogliosi di seguirmi in questa avventura”.