Il rapporto dei Depeche Mode con il Bel Paese, come si sa, è di quelli da incorniciare e l’incontro con la band presso l’hotel Park Hyatt di Milano ne ha rappresentato l’ennesima conferma. Un iper professionale Andy Fletcher, un loquace Martin Gore ed un elegantissimo Dave Gahan hanno intrattenuto e fatto sorridere in più di un’occasione i giornalisti giunti alla presentazione di “Sounds Of The Universe”.
Che cosa è cambiato e che cosa invece trovate identico nel momento in cui vi riunite per un nuovo album?
Andy: ormai sono trent’anni che lavoriamo insieme. Il nostro sound è riconoscibile al primo ascolto e non facciamo nulla perché non sia così. Certo è che, allo stesso tempo, abbiamo anche la pretesa di produrre sempre qualcosa di contemporaneo e assolutamente non nostalgico.
Nei vostri album convivono più generi musicali, dall’industrial al rock passando da miriadi di influenze e sonorità anche molto distanti tra loro. Come vi siete mossi dal punto di vista delle scelte artistiche in questo caso?
Martin: è stato tutto molto naturale, senza nulla di preparato a tavolino. Più che parlare di industrial in questo caso direi che si tratta di un album molto improntato al soul ed allo spiritual. Per realizzarlo ci siamo serviti di una strumentazione totalmente vintage. Non parlo solo dei sintetizzatori di una volta, che non nascondo amare alla follia, ma anche le chitarre e tutta la strumentazione appartiene a moltissimi anni fa. Non finivo più di comprare cose su E-Bay, ogni giorno arrivava un pacco con dentro qualcosa di nuovo. Abbiamo fatto anche largo uso della drum machine.
Dave, da un po’ di tempo hai iniziato a partecipare al processo compositivo dei testi. Come ti trovi in questa nuova veste?
Dave: a dir la verità benissimo. Per i miei lavori solisti ho scritto tanto e devo dire che inizio ad avere molta facilità nel comporre e nello scrivere testi. Va detto che per questo album abbiamo collaborato su ogni pezzo tutti e tre, senza che qualcuno prevalesse sull’altro. E’ anche scontato che non ami avvicino minimente all’importanza che ricopre Martin a livello compositivo. Lui è incredibile e anche i miei pezzi, dopo il suo lavoro, hanno completamente cambiato veste (e che veste!). la cosa bella è che ora è come se giocassi 10 minuti di partita, senza finire sempre in tribuna come una volta (ride).
Martin: sembra paradossale, ma credo che Dave non abbia mai fatto parte in modo così totale dei Depeche Mode. Ha svolto un lavoro incredibile.
Peccato e redenzione sono ancora una volta due temi fondamentali di un vostro album. Avete tratto ispirazione dalla Bibbia o da qualche testo in particolare?
Dave: scrivi per caso per una testata religiosa (ride)?
Martin: no, non ho preso ispirazione da nessun libro di questo tipo. Mi è stato fatto notare da alcune persone che ho parlato di personaggi biblici, ma non c’è dietro nulla di voluto.
Mentre molti vostri colleghi illustri hanno abbandonato la EMI, voi avete deciso di continuare il vostro rapporto con l’etichetta. Cosa vi ha spinto a farlo?
La situazione del music business come sappiamo tutti è più che delicata. Abbiamo però ragione di pensare che le case discografiche stiano lentamente rinascendo dopo il momento peggiore che abbiano mai affrontato dalla loro nascita. Ci è piaciuto il modo in cui la EMI ha affrontato le difficoltà e il loro riassetto ci è parso davvero funzionale. Inoltre ci è piaciuto molto il lavoro svolto con i Coldpaly. In ogni caso abbiamo firmato per un solo anno.
A proposito di Coldplay, cosa ne pensate del rifacimento del video di Enjoy The Silence?
Sapevamo che suonavano spessissimo dal vivo il nostro pezzo ed è stato molto divertente vedere il lavoro che hanno svolto per il video.
Come vi sentite ad affrontare un intero tour negli stadi. Non credete sia difficile proporre il vostro sound in un luogo forse più adatto ad un gruppo rock?
Andy: amiamo il calcio, quindi suonare in uno stadio come San Siro sarà certamente emozionante. A proposito mi sembra che questa settimana ve le abbiamo suonate…
Martin: credo che il problema degli stadi non esista assolutamente. Anche Madonna avrebbe dovuto incontrare difficoltà, invece mi sembra che riesca ancora far divertire! Sarà bello per più di un motivo: potremo provare nuovi impianti e nuove soluzioni per le luci, rapportarci con almeno cinquanta mila persone e non con dieci mila e testare il nuovo album in luoghi dove non abbiamo mai suonato in precedenza. E’ un po’ come quando ci dicevano che non avremmo potuto suonare al RoseBowl di Pasadena…
Senza augurarvi una fine simile, ma pensate possa mai nascere un film che parli delle vostre vite e della vostra esperienza musicale un po’ sulla scia di Control su Ian Curtis? (Domanda quanto meno di cattivo gusto considerati i tentativi di suicidio di Gahan ndr)
Dave: Il lavoro fatto per Control è stupendo. Il regista è un nostro caro amico e Martin ha aiutato anche finanziariamente la produzione in modo che il film arrivasse alla sua conclusione. Spesso nel mondo del cinema, come sapete, le promesse non vengono mantenute ed il rischio era quello che il film non vedesse mai la luce…
Andy: Per quanto riguarda noi, avrei qualche nome su tutti: Al Pacino per me, Di Caprio, Kate Winslet o Cate Blachett per gli altri (ridono).
Siete in giro da una vita, ma non siete ancora vecchi. Le nuove generazioni vi vedono come una fonte inesauribile di ispirazione. Hilary Duff ha appena pubblicato un pezzo in cui cita Personal Jesus. L’avete sentita?
Andy: credo si pronunci Hilary Death…
Dave: sì, siamo molto orgogliosi di quel pezzo (ride)
Oggi è molto più facile comporre musica rispetto a quando avete mosso i primi passi…
E’ vero, la tecnologia di oggi permette a chiunque di poter fare musica con estrema facilità anche se questo spesso non è sempre un bene…Purtroppo maggiore facilità non equivale per forza di cose anche a maggiore qualità.
E se lo dicono i Depeche Mode…